lunedì 19 marzo 2018

UOMINI E DONNE SULL’ORLO DELLA CRISI


UOMINI E DONNE SULL’ORLO DELLA CRISI

Krisis, kriss, kiss… Crisi come scelta, discernimento, discrimine, crimine, pugnale, pugno, bacio.
Ed ecco servito, come pugno o bacio (fate voi) un breve estratto dal mio (inedito) Nietzsche: sneakers o tacchi a spillo?

La musica è cambiata: siamo noi a essere cambiati. Cambiati dentro, rettificati ma ondeggianti nel camminare dritto verso il traguardo (il Superuomo in noi come estrinsecazione del nostro più-che-vivere; lo Spirito, sempre in noi, come espressione del nostro più-che-essere).
Più siamo più faremo. Una groove armada. Divini e in-divini insieme, nozze più-che-umane e meno-che-divine tra Platone e Nietzsche: Diana il trait-d’union, il ‘ministro di culto’ (e che cult…).
Cultori di spiriti (anche quelli ‘sotto spirito’), scultori di corpi, scrutatori di anime. Saremo musici con il piffero: basteremo noi a influenzare la rotta della ‘folla’. Andremo a folle nelle discese, in prima nelle salite. Dossi, pianori, alture a scialare, fino al calare del sole (ma verrà l’eterno meriggio). Saremo il celebrante e l’altare, l’offerta e l’officiante. Saremo (o già siamo) lo zolfanello, il grano di sale, il granello di senape. Che foglie faremo… 
Questa è stata la prima missione di Tyler come terrorista dell’industria dei servizi. Cameriere guerrigliero. Guastatore a paga minima. Tyler lo va facendo da anni, ma sostiene che è tutto più divertente quando lo si fa in compagnia. Una sera Tyler viene su e mi trova nascosto in camera mia. «Non ci badare» mi dice. «Sanno tutti che cosa fare. Fa parte del Progetto Caos. Nessuno conosce il piano completo, ma ciascuno è addestrato per svolgere alla perfezione un compito preciso.» La regola al Progetto Caos è che bisogna avere fiducia in Tyler. Poi Tyler scompare. E ricompare in me, ma è Lothar. Lui ha assorbito Tyler.
I’m that type of guy. Scandalizzerò i puri, ma la vera fiera arya ogni tanto deve cambiare aria. E io ormai sono come lei, ‘dianeggio’ (suono la diana, mettiamola così). L’ho capito solo ora. E basta col qui e ora… Sarà occhei (mi abbasso) ma c’è pure il domani (mi innalzo – lo ‘ieri’ lo tengo in mano, anche se ogni tanto tende a sfuggirmi). Aspetto che la notte sbianchi, ma non posso tralasciarne il tuorlo: ormai Diana è al succo – il terribile non è ancora avvenuto.
«Non ne faccio una questione erotica, ma squisitamente estetica… Eroica (anche eretica – e un tocco di esotico e, ovviamente, esoterico): epica, ma capace di dialogare con la vita di ogni giorno. Il nostro è un ‘sodalizio’, una comunità, una ‘comune incomune’, un’agorà filò e un po’ ‘teò’, uno iero-kreis esistenziale, il filo d’Arianna (o di Diana: è lei a farci il filo – come cuce, e come ci fa filare…)»
Ah, la filosofia! Il filosofo… vera talpa dello spirito (Emile Cioran, sempre lui, mai contento…) – il filosofo-aborto senza nervi. Ma il Lothar che era in me scivolava con allegria sulla futilità delle domande e delle risposte. Volava da un’idea all’altra, non per profittarne come l’ape coi fiori, ma per la necessità del divertimento, senza desiderio di prospezione e per il solo piacere delle ali.

La notte è all’epilogo e non è tutta elegia. Gli spaventi notturni svolazzano bruschi e ruvidi su rive altrimenti laide, qui solo il corrusco (ma sempre brusco – e lusco) tremendum di Diana. Elogio della pazzia, nessuna liala dell’eros: solo stille di vita al fulmicotone. Tutto il parterre è un solo uomo, una sola donna: lei, la nostra Lorelei (chioma sciolta: non è cotonata). Ma nessun utero protettivo: ciascuno è nella sua ‘(dis)comfort zone’.
Tranquillità scattante, asana yoga sul piede di guerra, niente di sciatto (e nessuno, vivaddio, chatta… È tutto dal vivo). Le ore di ieri (il passato ‘inutile’) sono agli sgoccioli, sento odor di grandi piogge (Après moi le déluge).
Mi accoccolo a fianco di Chloe, lei dà l’occhei (la notte occhieggia sempre più a giorno). Maxwell e D’Angelo (due crooner cool & lounge da deriva dei sensi) ci cullano onda su onda, per poi sbatterci sulla battigia: di lì ci rotoliamo duna su duna (i divani sembrano moltiplicarsi e svuotarsi: ma sono tutti lì sdraiati o accovacciati che pendono dalle labbra l’uno dell’altra: aristocratica democrazia).
Un brivido percorre le mie regioni (e ragioni) più profonde. Spiaggiato ma felice. Estradato dal mondo, mi rotolo sulla sabbia dei miei ricordi (quelli futuri: Diana ha invertito le lancette del tempo), pronto a non tradire la mission della serata e a spiccare il volo (e poi, tra non molto picchieremo duro, se virtualmente o viziosamente non lo so ancora).
Cambiamo posto. Ci accoglie Yin Yang: due poltrone fuse insieme – materiali che si incontrano, concavità e convessità che si alternano e si compenetrano: elementi di un ossimoro in progress (ma ‘regressivo’), copula per coppie di in-dividui di-versi ma in-separabili. Tutto secondo programma (e pentagramma).
«E non confondiamo scienza con coscienza (Diana continua a sorseggiare, da fata, l’assenzio). Se per Darwin è migliore chi sopravvive – quindi, per lui non è questione di mera ‘qualità’ o di ‘analisi del valore’ –, per Nietzsche, e per me, il migliore è il più ‘riuscito’. Solo lui ha diritto alla vita. Perché in lui c’è potenza di vita, dinamica – non statica – esistenziale. Detto così, sembra crudo, crudele, inumano, meccanicistico, ma non lo è affatto. Tutt’altro, è umano e anche spirituale: il ben-riuscito è la summa e il prodotto di qualità e virtù (nel senso di valori) di provenienza la più variegata (soprattutto, divina – dall’Alto): dalla bellezza di facciata (non è un’offesa, è un vanto) alla linea di sangue (non è un vanto, è un vento – soffia come e dove vuole: ma ha un’Origine…). I ‘ben-riusciti’ non sono i raccomandati, i più ‘dritti’, i più furbi, i più ricchi, gli sgamati… Sono i ‘migliori’, i ‘segnalati’ – e ‘segnati’ (quali? Lo intuisce il vostro cuore ‘profondo’. Lui bussa alla porta – vi ‘sceglie’ – voi siete liberi o no di aprire: la vostra libera ‘risposta’ al Suo libero ‘appello’). Sono loro – gli eletti dall’Origine – i ponti (sospesi) verso il Superuomo. E la mia non è solo kalokagathìa, mito della bellezza e della bontà, ma è qualcosa di più profondo, di meno epidermico. È signum aeternitatis (immancabile, la ‘siringata ipodermica’ di Diana). I ‘malriusciti’, gli uomini-frammento (una ‘legione’…), sono sia il ‘gregge’ sia i ‘porci di Gadara’. Come direbbe Laing, sono in formazione ma viaggiano fuori rotta. Noi, invece, uomini e donne sull’orlo della crisi (la Krisis: la scelta-Kairòs), siamo rotti, siamo ‘a rota’, faremo i rutti, ma almeno siamo sulla rotta…»

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