sabato 31 dicembre 2016

L’ULTIMO VALZER

                    L’ULTIMO VALZER

Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini… 
Non sarò il Walt Whitman di “capitano, mio capitano”, ma capitano tutte a me. D’altronde, quel che ho alle spalle e quel che ho davanti sono piccole cose se paragonate a ciò che ho dentro (per dirla con il mio amato Ralph W. Emerson). 
Avevo detto che quello di ieri era l’ultimo post dell’anno, ma un’osservazione di mia moglie hanno dato il “la” a un ultimo giro di valzer (o breakdance): «ho provato una tale gioia che ho pensato che Dio fosse tutto solo per me e che non appartenesse a nessun altro…»
Ed ecco che mi torna il mente il buon Ruysbroek, il mistico fiammingo che ha colorato qualche different corner per cantarla con il semprevivo George Michael di un paio delle mie tele librarie (Gocce di pioggia a Jericoacoara e Prendi la PNL con Spirito!). 
Del resto, “chi cerca perle deve tuffarsi in profondità” (John Dryden); e poi: “La vita è come una piscina: bisogna tuffarsi e, bracciata dopo bracciata, raggiungere l’altra sponda…” (come ha scritto la coach Nicoletta Tedesco, che ho pescando or ora).

Ma ecco Ruysbroek:
Dalla gioia, che appena abbiamo terminato di descrivere, nasce un’ebbrezza spirituale che consiste, per l’uomo, nell’essere ricolmato di maggiore gustosa dolcezza e gioia di quanto il suo cuore ed il suo desiderio possano augurarsi o contenere. 
L’ebbrezza spirituale produce molti effetti strani. Mentre gli uni cantano e lodano Dio per eccesso di gioia, altri versano lacrime abbondanti per la grande gioia del loro cuore. In quelli si manifesta un’agitazione di tutte le membra che li costringe a correre, a saltare, a danzare; negli altri l’ebbrezza è così grande da far battere le mani ed applaudire. Uno grida ad alta voce e manifesta così la sovrabbondanza di quel che sente dentro; l’altro, al contrario, ammutolisce, sprofondando nelle delizie che prova in tutto il suo essere. 
Talvolta si è tentati di credere che tutti facciano la stessa esperienza; oppure ci si figura, al contrario, che nessuno abbia mai gustato quel che ciascuno sperimenta in se stesso. Sembra che sia impossibile veder sparire questa gioia e che di fatto non la si perderà giammai; e ci si meraviglia talvolta che tutti gli uomini non diventino spirituali e divini. Talvolta si pensa che Dio sia tutto per noi soli e che non appartenga a nessun altro che a noi stessi; talvolta ci si domanda con ammirazione cosa mai sia tale gioia, donde venga e cosa sia quel che ci accade. 
È la vita più deliziosa che un uomo possa conoscere sulla terra, in quanto gioia sperimentata. E talvolta le gioie son così grandi che il cuore crede che stia per spezzarsi…

Questa è l’ebbrezza spirituale. 
E qual è la gioia, di cui Ruysbroek parla nell’”Ornamento delle nozze spirituali”, che produce lebbrezza spirituale e che persiste anche dopo l’inebriamento dell’anima?
“La dolcezza, di cui abbiamo ora terminato di parlare, fa nascere nel cuore e nelle potenze sensibili una gioia tale che l’uomo pensa di essere tutto avviluppato interiormente dall’abbraccio divino dell’amore. 
Ora, questa gioia e questa consolazione sorpassano in dolcezza, per l’anima e per il corpo, tutto quello che il mondo intero può dare di tal genere, quand’anche un solo uomo potesse esaurirne in se stesso tutta la pienezza. È così che Dio si diffonde nel cuore, per mezzo dei suoi doni, e vi spande una così grande e gustosa consolazione ed una tale gioia che il cuore interiormente straripa. 
Allora si comprende bene quanto sono miserabili coloro che restano al di fuori dell’amore. La gioia così provata fa quasi sciogliere il cuore, tanto che l’uomo non può più contenersi sotto l’abbondanza della gioia interiore.”

Per concludere con il mi(s)tico Rumi: «Quando il liuto intona la melodia, il cuore, impazzito, spezza le catene».
Anche perché vivere è saper disegnare senza la gomma per cancellare…
Concludendo, buona notte di fine 2016 e buon giorno di inizio 2017 (totale 10: buon segno… e buon sogno).


venerdì 30 dicembre 2016

ALL-IN-ONE – Dal “coaching a una dimensione” al coaching olistico e transpersonale



ALL-IN-ONE

Dal “coaching a una dimensione” al coaching olistico e transpersonale

Stop & Go. Step by step. Sì, quello dell’altro ieri doveva essere (o avrebbe dovuto essere, scegliete voi) l’ultimo post dell’anno, l’ultimo step, ma ecco che su iRbuk – il portale della formazione olistica – esce il mio ultimo articolo e… non posso fare a meno di postarvelo. Steppenwolf…

Lampi di eternità

«L’uomo è due uomini contemporaneamente: solo che uno è sveglio nelle tenebre e l’altro dorme nella luce.» (Kahlil Gibran).

«Viviamo in un mondo in cui presunte verità, pseudo-valori, eventi senza senso e false mete ci indirizzano in vicoli ciechi senza via d’uscita. Siamo continuamente bombardati da luci, suoni, parole parole parole… Stimoli di ogni genere ci disorientano, spaventano e bloccano; rimuginazioni continue, idee fisse, pensieri inutili e improduttivi intasano il mio e il tuo cervello.
Tutta questa pressione finisce per deprimerci: troppo grande è il divario tra i nostri desideri, le nostre aspettative e la vita reale.» (dal mio PNL transpersonale)
Nondimeno, «”Vi sono improvvisi imprevedibili lampi di eternità o dell’infinito che giungono a noi quando meno ce li aspettiamo” (Anthony de Mello) … Eppure, spesso la nostra condizione abituale è quella di persone “addormentate.” (…) Il principe azzurro di cui hai bisogno è un coach, un mentore o, come in questo caso, un corso di risveglio.» (dal mio PNL olistica).

Con i piedi per terra

Allora, vai col coaching… diresti tu che ti affacci a questo sito dedicato al miglioramento personale.
Sì, il coaching va benissimo per “risvegliare” persone “addormentate”, “risolvere problemi” e “fare goal”, ma senti questa (è recentissima, risale al giorno della fiducia al governo Gentiloni):
Mario Monti inizia ringraziando Matteo Renzi. «Non ho alcun motivo sul piano personale, ma sul piano politico lo ringrazio perché ha avuto coraggio ed è stato un buon coach, infondendo un senso di orgoglio e di speranza. Grande tecnico della comunicazione e della motivazione, ha finito con la sua inadeguatezza politica per recare danno al paese».
Prima adeguato, poi inadeguato…
«Qual è la verità, allora? Il coaching fa bene o fa male? È vero che, dopo essere diventati grandi tecnici della comunicazione e della motivazione, rischiamo di ritornare alla nostra inadeguatezza? Nei Vangeli c’è un’espressione molto forte, ma efficace: Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango. E poi, c’è sempre il rischio di gettare le perle ai porci…
Naturalmente, non sto parlando (bene o male) di Renzi, né di nessun altro, e nemmeno voglio ergermi a guru o maestro di verità («La verità… ah se fosse vera!» direbbe Jorge Luis Borges), ma voglio solo scuotervi un po’ ed emozionarvi (v. il mio primo articolo: Chiamale se vuoi emozioni…).

Dall’uomo a una dimensione a quello tridimensionale

Prima scossa: Herbert Marcuse, il famoso maître à penser, sosteneva che l’”uomo a una dimensione” è tale in quanto, con il suo vivere “ammansito” dalla società consumistica e drogato dai mass-media, si muove a senso unico, non riuscendo così a manifestare la molteplicità del proprio essere interiore.
Il coaching può però scuoterlo e fargli fare un salto di livello: da allora in poi l’uomo a una dimensione (diventato “a due dimensioni”) comunicherà in modo migliore e sarà motivato; inoltre, da “Io diviso” (come lo definiva Ronald Laing) passa a “Io unificato”.
Ma non è sufficiente… (sarà stato il caso di Renzi?).
L’”uomo a due dimensioni” rimane, infatti, all’interno di uno schema stimolo-risposta, sia pure estremamente evoluto, senza però riuscire ad aprire completamente il ventaglio di tutte le possibilità: non sa (o lo sa in modo approssimativo e non focalizzato) che di fronte a una difficoltà apparentemente insormontabile, oltre alla buona comunicazione e alla forte motivazione, può far appello a risorse transpersonali (la preghiera efficace, la visualizzazione creativa, la “nevillizzazione” degli obiettivi, di cui parlerò in un prossimo post, ecc.).
Con il coaching olistico (che contempla tutt’e tre le “dimensioni” dell’uomo: corpo, anima e spirito) e con quello transpersonale, che agisce ancor più sulla dimensione “spirituale”, si può arrivare all’”uomo a tre dimensioni”, completamente realizzato grazie alla (ri)scoperta della molteplicità dell’essere che caratterizza la dimensione umana.
L’uomo è, infatti, quell’essere che, come ammoniva Pascal, può e deve andare oltre se stesso e “trascendere” la propria natura materiale, con tutti rischi connessi alla “traversata del mare della vita” (per dirla con Platone).

Il coaching olistico e transpersonale

Ma cos’è ‘sto coaching, di cui stai straparlando? Certamente, qualcosa la sai, ma a ogni buon conto ecco qui una sintesi.
È un incontro “one to one”, personalizzato, fatto su misura, pratico, concreto, strategico, finalizzato a: accrescere l’autostima, migliorare le performance, superare blocchi e convinzioni limitanti, implementare la crescita personale o professionale in funzione dei propri obiettivi, acquisire competenze e comportamenti che incrementano empatia, efficacia ed efficienza.
Si tratta di un processo interattivo short term: un programma dinamico focalizzato, più che sulle cause, sulla soluzione. Infatti, non rimane nel vago, ma punta subito al risultato mediante un programma strategico, concreto e misurabile, costruito insieme al cliente (ma il coach ci mette le sue competenze e la sua esperienza).
Un approccio “generativo” più che “riparativo”, in quanto volto al conseguimento del risultato e al raggiungimento dell’obiettivo. Quindi, più che al passato (e ai suoi traumi), il coach è rivolto al futuro, cioè al raggiungimento dell’obiettivo concordato con il cliente: il coach è, infatti, uno “specialista dei risultati”.

«Non credere a nulla che tu non possa verificare in prima persona», raccomandava Gurdjieff.
Il motto è stato fatto proprio dalla Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), eccellente modello educativo di auto-aiuto (self-help), che, nell’ambito del coaching, può essere validamente applicato alla vita quotidiana, con le sue tecniche di miglioramento personale e, soprattutto, grazie all’”atmosfera” e all’approccio mentale (l’”atteggiamento”) che crea.
Ma quello che più della PNL interessa sono i suoi risvolti pratici: semplici tecniche di miglioramento personale che puoi applicare alla vita di tutti i giorni e che, se fatte in modo etico e responsabile, e salendo e scendendo i gradini della “scala di Dilts”, ti aiuteranno a risolvere i tuoi problemi, grandi e piccoli, e a realizzare i tuoi obiettivi.
Tuttavia, e ritorniamo al ragionamento iniziale, se sali solo i primi gradini della scala (i “livelli logici” più bassi) – ambiente, comportamento e capacità – potrai diventare “un grande tecnico della comunicazione e della motivazione” (il complimento che Monti faceva al primo Renzi), ma c’è sempre il rischio di diventare inadeguato “politicamente” (in senso lato – l’accusa di Monti all’ultimo Renzi).
Potrai evitare questo scivolone solo se sali gli ultimi gradini: valori, identità e spiritualità (la tua vision e mission).
(…)
Continua su:
http://irbuk.com/dal-coaching-a-una-dimensione-al-coaching-olistico-e-transpersonale/

mercoledì 28 dicembre 2016

NITE-LITE HI-FI (remix) – PENSIERI DI FINE ANNO



NITE-LITE HI-FI (remix)
PENSIERI DI FINE ANNO

Così vicina è la gloria alla nostra polvere
così vicino è Dio all’uomo
che quando il Dovere sussurra: Tu devi!
l’uomo risponde: Io posso…
(Ralph Waldo Emerson). 

Bene, chiudo l’anno con questa citazione illuminante (in questo caso, l’intero post è un remix, rielaborato, di due post degli anni scorsi: vi consiglio di fare un po’ di post-jumping nel passato del blog: troverete sempre, anche quando andate roaming, qualcosa di stimolante).
Tornando alla citazione, è un augurio, ma anche uno sprone all’attività oltre ogni possibile delusione o disillusione attuale. 
Ed è anche un inno all’entusiasmo (en Theos: il Dio dentro…). Per questo, sempre di Emerson (senza Lake & Palmer), ti cito quest’altra:
Ogni grande e importante momento negli annali del mondo è sempre il trionfo di un entusiasmo. Il pensiero è il fiore, il linguaggio il boccio, l'azione il frutto.
Che non sia che nel 2017 succeda questo…
Quando le porte della percezione si apriranno tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite. (William Blake).

Sì, ci potrà essere qualche problema, ma:
Col complicarsi dei problemi, si vanno perfezionando anche i mezzi per risolverli. (Josè Ortega Y Gasset).
Sarà che sono un sognatore, ma io so che il 2017 sarà fatidico (oltre il fato, forse a casa delle fate). D’altronde:
La casa della poesia non avrà mai porte. (Alda Merini)
In ogni caso, nel 2017, almeno per me, e per chi ha patria in questo blog, sarà un anno sacro. Non potrà essere altrimenti, perché, per dirla con Nicolás Gómez Dávila:
Respiro male in un mondo non attraversato da ombre sacre.  
E non appena ti sveglierai il Primo dell’Anno stàmpati in mente (e nel cuore, anche nelle gambe e nelle braccia) queste parole e vedrai che qualcosa succederà (già dal due gennaio…):
Puoi essere più grande di qualsiasi cosa ti possa accadere. Rifletti: l’idea di successo è sempre nella tua mente. Trovala… (Norman Vincent Peale)
Ma ricorda questo è sempre il buon Peale (che non perde mai il vizio) a dirlo: 
Chiedi a Dio ciò che vuoi, ma sii disposto ad accettare quello che Dio ti dà, perché potrebbe essere meglio di ciò che tu hai chiesto...

Stop! L’anno è all’ultimo step: è tempo di saluti e di welcome all’anno nuovo. Un anno tuttifrutti, ne sono certo. Sarà un anno da fine del mondo! (nel senso di paradisiaco).
Per chiudere uno stralcio steppenwolf (so che a voi piace la Kultur) da un mio inedito. E che il caos (di quest’anno: un caos calmo) possa partorire la stella danzante (dell’anno che bussa alle porte – che siano di corno o avorio non importa, l’importante è che sia un anno da sogno).

E mi dice che il primo passo per la vita eterna è che devi morire…
«Non moriremo sul serio… Questa non è una morte vera… Non invecchieremo… Saremo leggenda. Questo è il nostro mondo, adesso, il nostro mondo… e quella gente antica è morta.»
Mi sono appena affacciato alla vita, la vera vita, e già devo trarre le conclusioni... Inizio dalla fine. Non la conosco, né mi interessa. Ma mi attizza. Glisso sui particolari (il diavolo si nasconde nei dettagli). La Sapienza mi dice che “la vita degli sciocchi è spiacevole, inquieta, tutta proiettata al futuro.”  Ho cercato Sofia e ho trovato Diana (e Dio? Nicchia).
Se sapessi come va a finire questa storia, sarei più che felice di essere già morto e in Paradiso… Forse diventeremo leggenda, forse no. No, dico io, ma aspetta… Che cosa sarebbe Gesù se nessuno avesse scritto i Vangeli?
Non posso aspettare. E poi sono qui, con Diana e le altre (gli altri sono un dippiù). E se sono qui è perché devo andare di là. L’oltre mi aspetta. Ma è qui tra di noi. È dentro di noi… Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa… Saremo leggenda.
Tre settimane senza dormire. Tre settimane senza sonno e tutto diventa un’esperienza extracorporea. Il mio dottore ha detto: «L’insonnia è solo il sintomo di qualcosa di più importante. Scopri che cos’è che non funziona davvero. Ascolta il tuo corpo.»
Resto in ascolto (Come back in one piece di Aalyah ft DMX accompagna tutta la cavalcata. Che valchiria Diana…). Sento ogni fremito e ogni sospiro di ogni mio membro. A pelle, underskin (io Apollo ft Diana). Miro nel deserto, cerco i miraggi, diserto le ombre. Cavalco le onde (io Dioniso vs Nettuno). Mi rimiro in specchi d’ambra. Sono lucido come mai prima. Chiaroveggente. Come mai domani (allora vedrò viso a viso).
È adesso che mi metto a piangere. Piangere è facile nel buio soffocante, quando vedi che tutto quello che riuscirai mai a combinare finirà in spazzatura. Tutto quello di cui potrai mai andare fiero finirà buttato via.
Sono pronto a raccogliere i pezzi. Li ricomporrò uno a uno. Ne farò opera nuova. Del resto, oggi è l’ultimo giorno della mia vecchia vita.

OK, dall’1 gennaio si riparte. E si riparte alla grande. Sursum corda! L’importante che ci siano concordia e voglia di crescere, anche piccola.
D’altronde, concordia parvae res crescunt. (motto del nuovo anno).