sabato 30 maggio 2015

IL PLATEAU – Alla ricerca dell’esperienza delle vette






IL PLATEAU

Alla ricerca dell’esperienza delle vette
Don’t give up 


Proprio ieri sera, su invito dello spiritual coach Marizio Fiammetta, ho tenuto un webinar sulla PNL spirituale e generativa: il seminario web prendeva spunto dal mio libro “Prendi la PNL con Spirito!”, in cui affrontavo il tema della “trasformazione profonda”intrapersonale e interpersonale – in maniera a dir poco originale (oltre ai ‘soliti’ – per i cultori della Programmazione Neuro-Linguistica – Bandler, Grinder e Dilts, puoi trovare voci storiche o ‘borderline’, come Jung, Assagioli, Laing, Hillman, Maslow, Gurdjieff, Almaas, Scott Peck ecc). D’altronde, mi ritengo essenzialmente uno scrittore…
Nel webinar ho parlato di essenza (il Sè, lo Spirito, il centro di gravità permanente) e personalità (persona = maschera), di entusiasmo (en theos = Dio-dentro o dentro-Dio) e immaginazione (in me magus agit = in me agisce il ‘magh’, ossia il ‘potente’ – colui che fa accadere le cose), di come toccare le vette (peak state, stato di grazia ed esperienza delle vette) e di come ridiscendere a valle come uno Zarathustra post-nicciano.

Un concetto che avrei voluto approfondire – ma si trattava di una “conversazione con l’autore” di poco più di un’ora (avrei parlato – alla Pannella o alla Fini – per almeno 24 ore di fila…) – è stato quello di PLATEAU.
Bene, ve l’accenno – è un buon prologo per la prossima settimana, e un incentivo a scalare il Dhaulagiri (per non dire il solito Everest…).
Il ‘plateau’ è la parte intermedia – la più difficile – delle tre fasi in cui si articola ogni vero apprendimento.
La prima fase è quella in cui non sappiamo fare niente: tuttavia, essendo eccitati per la novità che abbiamo appena scoperto e che stiamo cominciando a maneggiare – e anche perché stiamo partendo da zero –, qualsiasi progresso ci appare molto vistoso e ci dà delle grandi soddisfazioni (il così detto ego-drive). Ci si trova nello 'stato' (state of mind) della cosiddetta "mente del principiante".
Ma ecco che arriva la seconda fase, quella in cui le nuove capacità acquisite si devono consolidare – è questo il momento che mette maggiormente in crisi (ma come al solito, ogni crisi è un’opportunità…): t’impegni, ce la metti tutta, sudi a catinelle, provi e riprovi per migliorare, ma i miglioramenti sembrano arrivare con il contagocce.
Questo è il vero e proprio momento di PLATEAU, cioè di “fase pianeggiante”, di stallo, di stanca, di blocco (anche dello scrittore): tutto sembra fermo, stazionario, bloccato, malgrado ogni sforzo e impegno.
La maggior parte delle persone, in questa fase, si arrabbia, si avvita su sé stessa, s’incarta e, il più delle volte, demorde! Anche i discepoli di Gesù affrontarono questo “demone”… (inteso non nel senso di Socrate e Hillman).
E siccome quando una casa è svuotata altri ‘demoni’ prendono la palla al balzo per occuparla (ovviamente come inquilini abusivi…), ecco che ti vengono incontro ostacoli e imprevisti di ogni sorta.

Anthony Robbins, uno che la sa lunga, a questo proposito ricorda spesso che, quando arriva un “plateau”, un esperto di PNL e di “sviluppo personale” (soprattutto ‘spirituale’) lo riconosce e, sorridendo, dice: “Toh, un plateau! Sapevo che ne sarebbe arrivato uno! Io continuo a fare il mio allenamento, perché so che arriverà la fase successiva!” (ho preso la frase da un articolo del coach Federico D’Onghia).
Infatti, chi è passato dalla fase crash (contratto, reattivo, analysis-paralysis, separato, ostico/ostile) alla fase coach (centrato, aperto, consapevole, connesso, capace di tenere tutto in mano…), è nelle condizioni ottimali per superare – o aggirare le proprie paure, sbrogliare i conflitti interiori e sbrigliare le abilità acquisite e le nuove abitudini, che, da occasionali o principianti, diventano automatiche (non robotiche, ma generative), per cui si è in grado di padroneggiarle e inserirle nel contesto degli altri comportamenti.
Inoltre, ha trovato il suo centro di gravità permanente (una particolare posizione e attitude psico-fisica una centratura – oltre che una sorgente interiore di acqua viva) che gli permette di agire sempre in posizione di balance e forza: questa è la terza fase.
Quindi, ogni volta che si vuole acquisire una nuova capacità, dopo le prime salite (o discese – insomma, il progresso) c’è sempre  la fase di ‘plateau’: per questo è così importante saper mantenere il focus su degli obiettivi e mantenere acceso il ‘fuoco’ dentro, ossia l’entusiasmo e la motivazione costante (momentum) che ci spingono fino all’obiettivo: start & go, fino al goal.
Insomma, se hai un ‘perché’ abbastanza forte, troverai tutti i ‘come’ che ti servono a raggiungere il ‘cosa’…

giovedì 21 maggio 2015

Dentro la tana del Bianconiglio



Dentro la tana del Bianconiglio
Don’t give up, live dangerously!

“La curiosità spesso è causa di guai”, diceva la bionda Alice mentre s’avventurava dentro la tana del Bianconiglio.
I tempi sono quelli che sono: scivolosi sì, ma se scivoli nella tana giusta puoi iniziare a volare...
“Il segreto per raccogliere dall’esistenza la fecondità più grande si esprime così: vivere pericolosamente!”
Dangerously, sì, mai angry! Pericolo e rabbia sono sensazioni apparentemente confinanti, ma, quella stessa sottile lama di rasoio che può darti emozioni da brivido, può tagliarti la gola se ti fai prendere dall’ira!
Lascia il dies irae a Dio: tu che sei figlio/a di Dio devi (in quanto lo de-sideri) vivere pericolosamente hai il “paracadute di Dio” (ovviamente, non devi tentare Dio!).
Sì, ora tu appartieni alla figliolanza divina (sempre che tu l’abbia scoperto seguendo questo blog rigenerante). Sei un nato di nuovo, una rigenerata…
You’re a “born again”: auguri… happy birthday!
Si ergo bene vultis vivere. Se vuoi vivere bene, ama e fa’ ciò che vuoi.
Ma tu vuoi vivere oltre (e non solo oltre la vita terrena, ma qui e ora...). La meta? La muta coniugio tra mythos e Logos – l’incontro tra la realtà e lo Spirito, il reincantamento del mondo, la vita assoluta
Il vento (dello Spirito) soffia dove vuole: ora soffia su te!
Vento d’origine, collirio per occhi nuovi, giardino di delizie, delirium tremens. Tuareg in un deserto di valori…

Soffia il Vento del Sud, da dune e scogliere, dal Mare. Con voce tremante, e porta fin qui del gabbiano il gridare. Che nuove dal Sud per me, o vento che spiri fremendo? (dal Signore degli anelli)
Sì, continua a fremere… Sei un fighter.
Devi essere caldo/a oppure freddo/a: i tiepidi saranno vomitati nella Geenna… Fuoco e fiamme. Fou rire. Passione, esplosione dei sentimenti, botto dell’anima. Forza interiore e rivolta. Il risvolto? “Quel Nietzsche mi ha distrutto…” (così Heidegger), ma Cristo mi ricostruisce. Sì, se Dio è morto, almeno c’è rimasto Cristo… (così parlò De André, anche lui agnostico).
Rimanendo in tema nicciano, ma con ben altro spirito, potrei dire: “Io amo colui che non serba per sé una goccia di spirito, bensì vuol essere in tutto e per tutto lo spirito della sua virtù: in questo modo egli passa, come spirito, al di là del ponte.”
Ma, per par condicio, ti cito anche Pascal: “Tra noi e l’inferno o il cielo c’è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più fragile del mondo.”
L'importante è che, sempre alla Nietzsche, in te ci sia il desiderio di desiderare, ossia quella spinta propulsiva verso il 'nuovo', il sempre nuovo, attraverso la via dell’insoddisfazione. Che la tua momentanea afflizione sia una rampa di lancio verso le stelle... Per aspera ad astra!
Come afferma Bernard Sichère: “accanto al tempo orizzontale che passa e che fugge, esiste un tempo che non passa, un tempo che resta”. Questo è il tuo giorno, il tuo Kairòs… Approfittane, non desistere proprio ora!

Never giving up. Mai rinunciare (a costo della vita – e Aalyah, la pop singer di “Never give up” – e non solo – ne sa qualcosa: il fato talvolta lascia senza fiato). Continua ad andare avanti niccianamente gasata (Nietzsche, malgré tout, è per uomini e donne).
Tu hai ragione nel proseguire il tuo percorso se l’hai desiderato con tutto il cuore, se il tuo obiettivo è smart (specifico, misurabile, attraente, realistico e tempificato) e se ci metti impegno, passione, intenzione e attenzione. Se fai così scalerai la piramide di Maslow (andrai oltre i bisogni primari e raggiungerai la piena autostima e la peak performance… Non solo: avrai l’esperienza delle vette, lo stato di grazia, la catarsi, l’estasi...).
Niente più stasi, ma solo dynamis. Sei una bomba: hai ormai una ragione in più…
Avere ragione è una ragione in più per non aver alcun successo. Ma io mi fido. Continuo a fiutare. È la pista giusta. Avrai successo! Se mi segui hai ormai scandagliato con cura (you care) ogni ripostiglio, ogni pista battuta (you can).
Ormai il deserto in te decresce: sei nel bosco, fiera bionda (o belva bruna…), in te la pecora ha mangiato il lupo… Sei un ibrido con sana hybris: in te orgoglio e modestia vanno ormai a braccetto! Sei fuori dal deserto e dal ‘mercato’: in te si moltiplicheranno le selve oscure e i boschi prêt à porter – da sradicare e portarsi appresso, come un giovane Jünger ribelle (quello che piace pure a Roberto Saviano, l’anti-camorra/gomorra).

E quel che ti dico non sono solo parole, parole, parole…
A tal proposito, Jung, il contraltare di Freud, parlando dell’opera di trasformazione delle cose operata dalle parole e dalla narrazione dei fatti, dice:
“…le parole agiscono solo perché trasmettono un senso o un significato; in ciò consiste la loro efficacia. Ma il ‘senso’ è qualcosa di spirituale. La si chiami pure ‘finzione’… Ma con una finzione noi agiamo in modo infinitamente più efficace che con preparati chimici (…) anzi agiamo perfino sul processo biochimico del corpo. Ora, sia che la finzione si produca in me sia che mi venga dall’esterno per mezzo della parola, essa può farmi sano o malato; le finzioni, le illusioni, le opinioni sono le cose più intangibili, più irreali che si possano immaginare, eppure da un punto di vista psicologico e perfino psicofisico sono le più efficaci.”
Rileggi con calma il brano precedente e rifletti sul senso complessivo. In ogni caso te lo riassumo, anche perché sintetizza buona parte dei temi ‘vincenti’ del percorso di “peak performance” che stiamo facendo insieme:
le parole, se cariche di ‘spirito’, se usate ‘strategicamente’ (fosse pure con l’utilizzo di stratagemmi e finzioni verbali), sono il più potente agente di cambiamento psicofisico che si conosca…
Sto qui ripetendo alcuni dei temi del nostro “percorso di crescita”: spirito, linguaggio e, naturalmente, ‘psicologia’. A questo proposito, Janet, uno degli ‘apripista’ del campo, diceva:“La psicologia si occupa assolutamente di tutto. È universale, dal momento che continuamente ci troviamo di fronte a fatti psicologici…”
Ed è ovvio, in quanto la psiche è parte essenziale del ‘sistema’ uomo.
Ma è anche ovvio che, per ridirla con Maslow, se non si soddisfano prima i bisogni ‘primari’ (fisiologici e di ‘sicurezza’: cibo, lavoro, etc.), non è possibile pensare (almeno in maniera ‘spensierata’ o ‘seria’) ai bisogni di autostima, crescita personale e autorealizzazione. Del resto, se hai la testa in altre cose (problemi di salute ed economici in primis), non leggeresti (forse…) nemmeno questo blog!
Ed è per questo, in quanto ci stiamo preparando ai ‘miracoli’ (all’impossibile – direbbe Deepak Chopra), quindi, alla possibile risoluzione di ogni problema, primario, secondario, terziario…, che, oltre al corpo e all’anima, ho introdotto nel tuo percorso di crescita’ lo ‘Spirito’ (sia con la minuscola sia con la maiuscola…).

Cambia “visione del mondo”, cambia “mappa mentale”, esci dal tuo ‘guscio’ – dalla tua “comfort zone” – credi in te stesso…
Hai tante di quelle risorse! Hai un immenso potenziale, hai uno spirito che ti dà il potere…
Wow, power… (permettimi qualche libertà, anche se terra terra… E per rialzarmi in volo: più libri, più libertà…).
Tornando al verbo, al logos, la parola ha un vero e proprio potere di ‘animazione’ (vivificazione). E come i corpi hanno bisogno di essere ‘curati’, anche le nostre anime hanno bisogno di essere ‘rianimate’.
Ed è per questo che la ‘psico-animazione’ è un ‘target’ prioritario di questo percorso (e ancor più la ‘pneumo-attivazione’, ossia l’’attivazione’ dello spirito, il “grande sconosciuto”).
Come dice Ronald Laing: “… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo della nostra esperienza … essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa (di anima) o troppa varietà: la vogliamo ridotta a percezione e immaginazione terrene, niente sogni a colori…”
Ma tu… colora il tuo mondo!