domenica 28 dicembre 2014

END GAME - PENSIERI DI FINE ANNO





END GAME
PENSIERI DI FINE ANNO

Così vicina è la gloria alla nostra polvere
così vicino è Dio all’uomo
che quando il Dovere sussurra: Tu devi!
l’uomo risponde: Io posso…
(Ralph Waldo Emerson). 
Bene, chiudo l’anno con questa citazione illuminante, che riprendo da un vecchio post (come gran parte del resto: fatto è che non mi sento in gran forma – lo sarò dal 1° gennaio 2015…)
È un augurio, ma anche uno sprone all’attività, oltre ogni oltre possibile delusione o disillusione attuale. 
Ed è anche un inno all’entusiasmo (en Theos: il Dio dentro…).
Per questo, sempre di Emerson (senza Lake & Palmer), ti cito quest’altra:
Ogni grande e importante momento negli annali del mondo è sempre il trionfo di un entusiasmo. Il pensiero è il fiore, il linguaggio il boccio, l'azione il frutto.

Apriamoci, dunque, all’anno nuovo, per quanto le premesse non siano le migliori.
Quando le porte della percezione si apriranno tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite. (William Blake)
Sì, ci saranno sempre i problemi, ma:
Col complicarsi dei problemi, si vanno perfezionando anche i mezzi per risolverli. (Josè Ortega Y Gasset)
Sarà che sono un sognatore, ma io so che il 2015 sarà fatidico (l’ho detto anche l’anno scorso, ma ora sono più fiducioso): oltre il fato, forse a casa delle fate.
D’altronde: La casa della poesia non avrà mai porte. (Alda Merini)
In ogni caso, nel 2015, almeno per me e chi ha patria in questo blog, sarà un anno sacro.
Non potrà essere altrimenti, perché, per dirla con Nicolás Gómez Dávila:
Respiro male in un mondo non attraversato da ombre sacre.  
E non appena ti sveglierai il Primo dell’Anno stàmpati in mente (e nel cuore, anche nelle gambe e nelle braccia) queste parole e vedrai che qualcosa succederà (già dall’uno gennaio…):
Puoi essere più grande di qualsiasi cosa ti possa accadere.
Rifletti: l’idea di successo è sempre nella tua mente. Trovala…
(Norman Vincent Peale)

Se vuoi puoi, se puoi devi … Le vere decisioni si misurano con l’intraprendere nuove azioni. Se non agisci, non hai veramente deciso (Tony Robbins)
Ma ricorda questo, è sempre il buon Peale (che non perde mai il vizio) a dirlo: 
Chiedi a Dio ciò che vuoi, ma sii disposto ad accettare quello che Dio ti dà, perché potrebbe essere meglio di ciò che tu hai chiesto…


mercoledì 17 dicembre 2014

BIG BANG BENNY BENIGNI!




BIG BANG  
BENE... BRAVO BENNY BENIGNI!

Benigni, un po’ Benny Hinn un po’ Benny Hill, anzi quasi meglio di entrambi…

Sì, il Roberto da Castiglion Fiorentino, fior da fiore, ancora una volta (anzi, molto di più) ha forato lo schermo: a punta di fioretto (e sciabola) tra il telepredicatore e il tele-comico, ma con un che di spontaneo, reale, concreto, di esperienza vissuta e “in divenire” che mi ha letteralmente sorpreso.

Non che avessi dei dubbi sulle capacità dell’ex ‘diavolaccio’ redento e ‘rinato’ (born again), ma, in un paese di così profonda, diffusa, atavica ignoranza religiosa, nonché di presuntuosa saccenteria pseudo-laica – o di untuosa proliferazione di para(in)phernalia religiosi (santini, statuette, preghierine ecc.) –, una così efficace e congruente lectio magistralis ad usum populi non me la sarei mai aspettata!

Vero è che, tra i suoi mentori, c’è il buon Paolo Ricca, biblista sopraffino, ma Benigni è riuscito a mantenersi in equilibrio (tra il rasoio di Ockham e quello di Beckham) sul sottile crinale tra il catechismo per il popolo e una dissertazione sulla falsariga della scuola di Tubinga.

Big Bang, Roberto, bene! Sei riuscito a coniugare nel vero mondo di mezzo tutti gli altri mondi…

E ben gli sta a chi, come me, è rimasto solo per puro caso – stavo per scegliere un thriller – sul canale giusto (almeno per questa volta).

venerdì 12 dicembre 2014

IL MONDO DI MEZZO




IL MONDO DI MEZZO

MIDWELT e WELTANSCHAUUNG

“Il vigore di un regime politico è, in un certo senso, proporzionale alla sua ‘pazienza’: indipendentemente dai connotati che la sua dinamica assume nella storia, da sempre lo Stato come forma politica di vita si regge, più che sulla forza materiale e sulla repressione, sulla persuasione e sull’azione anagogica, elevativa, che sa esercitare sul popolo. I provvedimenti repressivi non dovrebbero riguardare gli oppositori di pensiero – lasciati liberi entro il loro spazio ideologico marginale ma se mai i cattivi esecutori di regole e prescrizioni, gli autori di comportamenti devianti – delinquenziali e non ideologici.

Come qualsiasi complesso organico totale, lo stato incorpora in sé un ordine di differenze – verticali e orizzontali – che dovrebbe riconoscere senza traumi e senza fastidi, accanto alla funzione egemonica, la presenza efficace di elementi ideologici antagonistici e l’influenza di ‘essenze’ culturali diverse da quella che espone: possedendo in ogni caso, lo Stato, quegli ‘anticorpi’ necessari alla perpetuazione della sua forma. Se non si verifica in una fase di transizione rivoluzionaria, l’intervento chirurgico, liberticida, è sintomo di debolezza, di insicurezza nella figura-Stato.”

Le parole con le quali Franco Freda introduce il suo “L’albero e le radici” possono fare da ‘introduzione’ allo scandalo della Roma “rouge et noire”. 
Sì, ho preso proprio il ‘maudit’ Giorgio (così preferisce farsi chiamare) a fare da sfondo al milieu del “Mondo di mezzo”, il Midwelt.  
Questo perché, con la sua Weltanschauung (visione del mondo), Freda, al di là del giudizio su suoi eventuali coinvolgimenti, ideologici o ‘pratici’, in comportamenti ‘devianti’ o ‘delinquenziali – di cui pure parla con sprezzo – è stato certamente un riferimento, insieme con Evola e Nietzsche, lo stesso Tolkien (e in musica e parole Lucio Battisti, anche se sotto sotto c’era chi preferiva De Gregori), per Carminati e camerati – almeno all’inizio della loro ‘conversione’.

Ma cos’era, in sintesi, il “Mondo di Mezzo” di cui parla l’ex terrorista nero poi ‘deviato’ nella “delinquenza non ideologica”?  
Una sorta di spazio “marginale” all’interno di un “ordine di differenze” verticali e orizzontali…

Bene, riflettiamo su come queste premesse – e promesse – ideologiche ‘idealistiche’ siano poi annegate in una realtà ‘deviata’ e ‘delinquenziale’. E di come si sia giunti a quella 'intersezione' tra mondi di Destra e Sinistra propugnata da gruppi come Terza Posizione e Lotta di Popolo (oltre che dallo stesso Freda).
Lo spiega Carminati quando, alla Baumann (de noantri), parla di “fine delle ideologie” e inizio – questo lo dico io – non solo del terrorismo, ma anche dei lunch e brunch a base di “champagne e caviale” da parte di destra e sinistra (con la minuscola) – sottacendo dei sottaceti e dell’aceto (e degli ‘acidi’) di tanta generazione successiva al Sessantotto (e al ’78).
Che dire... questo è lo Zeit-Geist (un po' Ghost).


Faccio di tutta l’erba un fascio? 
Un po’ sì un po’ no: i germi di una ripresa, di un repechage ‘fresco’ di valori e “buone prassi”, si cominciano a notare – l’importante è che lo Stato passi, finalmente, sia all’azione ‘anagogica’, elevativa, sia a un’azione programmatoria seria, intelligente, moderna ed ‘essenziale’, che punti, una volta per tutte, su quello che questo Stato ‘detiene’: storia, geografia, cultura (Kultur più che Zivilisation) e ‘varietà’ di intelligenze.
 

Questo, detto non per fare la solita retorica mielosa: ma un pool (think tank? – insomma, un ‘serbatoio’), di intelligenze, specie di giovani, molti all’estero, l’Italia non ce l’ha? 
Perché ancora quest’ammasso di bipedi starnazzanti (non tutti, per carità) nei posti chiave dello stato (sulla maiuscola c’è da riflettere), di regioni, comuni ecc. ecc.


Bene, mi sono sfogato (fa in ogni caso bene, purché il sole non tramonti sul mio cruccio…). 
Dopo lo sfogo – dopo essere uscito da fog, la nebbia – si profila un sole ardente: d’altronde, dietro ogni sunset boulevard si cela un bouleversement psichico ed esistenziale.


Non mi resta che chiudere con il sunrise psichico ed esistenziale di Marianne Williamson, ripreso da Nelson Mandela (anche qui da leggersi senza pre-giudizio, post-giudizio e retorica).

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.

È la nostra luce, non il nostro buio, ciò che più ci spaventa.

Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, splendido, pieno di talento, favoloso?

In realtà chi sei tu per non esserlo?

Tu sei un figlio dell’universo.

Farti piccolo non serve al Mondo.

Non vi è nulla di illuminante nel restringersi in modo che gli altri intorno a te non si sentano insicuri.

Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’Universo che è in noi.

Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.

Facendo brillare la nostra Luce, inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso.

Mentre noi ci liberiamo della nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.”