domenica 24 luglio 2011

AMY WINEHOUSE: DAL VIAGGIO DELL’EROE AL VIAGGIO CON L’EROINA

DAL VIAGGIO DELL’EROE AL VIAGGIO CON L’EROINA


Amy Winehouse. Ventisette (anni). 
Prima: Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Brian Jones, Kurt Cobain. Anche loro 27 (numero cult: tre al cubo. Oppure nove volte tre. E sappiamo bene che tre è, non solo simboleggia, la ‘varietà’ – indispensabile – del Divino. E nove, come il numero dei ‘carismi’ di cui parla san Paolo, ‘sfaccetta’ lo Spirito, il ‘diamante’ divino, quello che da ‘duro’ sublima in “vento divino”, che soffia dove vuole…).  
Da Brian a Amy: sei ‘eroi’ in ‘viaggio’ con l’eroina (che sia coca con le bollicine polverizzate, vodka a tutto Volga, ‘acido’ solforico o un mix extra-large alla John Belushi poco cambia). Sei: numero d’uomo, imperfetto. Sì, l’imperfezione in cerca del “riposo divino” (il settimo giorno). L’eros che si rifugia nel thanatos… l’apollineo che vuole trasmutarsi nel dionisiaco, ma che non riesce a integrare il ‘sole’ con l’’ombra’: sta troppo al sole di mezzogiorno e l’ombra svanisce. Ma seppur lo spirito vuole ardere il corpo si scioglie come candela – e non è il “pruno ardente” dell’Esodo, quello che ardeva ma non si consumava: quello dell’”Io sono”.
Sì: io sono (con la minuscola). O meglio, sto diventando. E per farlo, avevo proposto il mio personale viaggio con l’eroe. Da iniziare – meglio, scrivere in ‘grassetto’ sul blog (finora, al massimo, in corsivo). Ma non volevo iniziare subito – anche se l’avevo promesso nell’ultimo post – meglio da settembre: si è più ‘freschi’ (ma pur sempre caldi). Proprio ieri lo stavo pensando – non solo, vedendo un video formativo, mi sono passate dinanzi le immagini di ‘eroi‘ positivi’ (Pistorius, per dirne uno) ed ‘eroi’ negativi (la stessa mitica Whitney Houston). E pochi minuti dopo, breaking news…
La casa del vino è esplosa (poco prima, ma qui i numeri si fanno ‘irrazionali’, se Londra piangeva Oslo non rideva…): "… non si mette il vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri, il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". Eppure, malgré tout, Amy rimarrà per me (e chi di voi apprezzava la sua ‘lira’ divina – che George Michael conservi ancora il suo plettro…), sì, resterà nel tempo (nel Chronos, spero nell’Aion – quanto al Kairòs l’ha già avuto, fuggente. Fermati attimo, sei bello!); insomma, al di là della sua parentesi (graffa) tra rehab (da alcol e droghe), rahab (il suo 'demonio' dentro) e, soprattutto, reboanti performance canore, Amy, ben più di Lady Gaga, resterà la Lady day di questo secolo, la graffiante, e graffiata, junk-griffata Billy Holiday di questi tempi in cerca di eroi à gogo.
Lay, lady, lay, lay across my big brass bed. Lay, lady, lay, lay across my big brass bed… Whatever colors you have in your mind, I'll show them to you and you'll see them shine…
Memento mori... ma pure: per aspera ad astra! E poi (ma forse è solo una 'consolazione'...), cara agli dèi è la vita di chi muore giovane. In ogni caso, a Dio il giudizio finale, a noi la memoria. Shine, shine, shine!
In memoria di lei, dedico un brano tratto dal mio Gocce di pioggia a Jericoacoara, certo che quella che è grondata su di lei non sia l’ultima pioggia.

Polvere di stelle. Smoke gets in your eyes. La ragazza dagli occhi di cielo stava per imbarcarsi su “una cometa di polvere bianca” (quella ‘tirata’ dalle pagine di Jay McInerney, il pocket pronto in borsetta tra un defilè e l’altro): lei l’unico membro dell’equipaggio – hostess e pilota –, in riga oltre che in linea. Diana, l’ultima delle matrioske in ballo, rollava in pista e, in attesa di prendere il ‘volo’ (e imbucarsi), scaldava il motore (ma qui non era roba da accendini): tutto era pronto – in tiro – per l’aspirante modella (una tipa top alla Brigitte Bulgari) scivolata “in bagno a sniffare una bella riga di Tiramisù Boliviano.” Dalla padella alla brace. Bruciava di voglia. Voglia matta.
Mille luci a New York, in brodo di giuggiole in Florence. Arno d’argento, pendente d’oro bianco (il lettuccio di ‘biancaneve’ al collo di Diana, la ‘magica’ biondo-platino e bianco-vestita), occhi di brace (le pupille, infuocate). Voglia di vivere, ansia da morire. Ma doce doce.
“I fatti sono semplici, i fatti sono fatti / I fatti sono pigri, i fatti sono matti / I fatti dipendono dal punto di vista / Se non fai attenzione ti portano fuori pista.”
I fatti: Diana e Arianna, ciascuna col suo viaggio, depistatesi dal dance-floor si erano imbucate in bagno. Per ‘farsi’ e rifarsi. Una toccatina qui e là, qualche fuga in avanti. E che bagno! Pieno d’atmosfera: pareti satin, luci techno a muro, maxi-specchi sotto faro per i giusti ritocchi alla bocca, agli occhi, alla chioma. E Arianna era lì per questo (oltre che per la pipì d’ordinanza – del gentil sesso). Every little thing she does is magic.
Le pareti setose proteggevano, pudiche, l’improvvisa intimità à deux (in attesa della folie à deux, à trois, à quatre, à famille. à plusieurs…), mentre lo specchio della regina (non l’Imperatrice, Galatea, ormai infranta, e affranta. In attesa di essere, anche lei affrancata) contemplava sfacciato il volto, sottotono, della ‘papessa’ – così l’aveva definita un giornale, e pure ‘serio’ – alle prese con una tonica rinfrescata. E per non farsi mancare niente, rifletteva di buon grado, e con qualche perplessità, Diana, la bionda ‘trentotto’ (uno e settantotto più tacco dieci – meno scivoloso del ‘dodici’ d’ordinanza – momentaneamente fuori piede) assisa alla bell’e meglio sulla Starck da discoteca cool.
Si stava dando da ‘fare’ la biondo-cosacca, ma non era sfatta, anzi... Ben calibrata, rollava a tambur battente, pronta per lo scacco matto (dopo gli shake, soft e hard drink, le slappate e sceccheraggi vari). Regina tra gli alfieri, regina di cuori, turrita ma pronta a cadere (in fallo). Dark lady. Sciacalla (qualche volta con lo scialle, la pashmina). Anche un po’ di sweetest tattoo (e nessun tabù) e, d’ordinanza, il piercing (l’omphalos).
Una pedina in un gioco sporco. Dancing in the dark. Nondimeno, in forma, forse rifatta (le labbra in polpa, il seno a poppa benché a prua). Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella che pascolano tra i gigli. E lei voleva brucare. Non solo l’erba. Bruciava di voglia, di ogni tipo. Fa’ ciò che vuoi è la legge. Lei, la tipa tosta, era ‘fuori’. In & out. Il ballo l’aveva mandata high: urgeva lo sballo – se la danza gira la coca tira (e viceversa: la ‘scimmia’ che si morde la coda).
Insomma, due bionde (una a pezzi, l’altra rincollata) sbalzate dall’onda montante nella discoteca oceanica (almeno un centinaio di beautiful people nella sola ‘vip location’ ). E che creature. Da Cantico dei Cantici.
“Ti versi una bella riga sul dorso della mano. Ti porti la mano al naso e la boccetta ti sfugge e va a cadere con nauseabonda precisione nella tazza. Rimbalza una volta contro la porcellana, poi affonda con un tonfo insolente che sembra il rumore prodotto da una grossissima trota per sputare una minuscola esca finta accuratamente preparata.”  
Qualche attimo prima del tiro malriuscito un’altra bionda (italica, padana per la precisione) – la terza, in definitiva (a chiudere il cerchio) – s’era fatta sotto: prima, sottotono, il felpato ingresso nel rifugio (delle donne), poi l’avvicinarsi lento allo specchio, il cingere, doce doce, da tergo, l’Arianna alle prese con l’ultimo ritocco, lo stringerle proditoriamente il torso (dolce morso), il comprimerle i seni ancora in tiro, e infine… il (con)fondersi con (e in) lei! Gaia, l’angelo di Pugnochiuso, quella volata via dalle mani (e forse, dopo un po’ di tempo, dalla mente) di Lorenzo, era scomparsa, inghiottita nell’oceano di Arianna (in fin dei conti il corpo non è forse acqua? Acqua minerale con tracce di solidi e polvere di stelle).
Diana era in pieno sballo – dazed and confused, lisergica (già prima di ‘cocarsi’ era ‘fatta’ dalle luci stroboscopiche) –, ma le sue pupille dilatate si contrassero egualmente. No, non era visione da sballo. Era reality (e nemmeno da tivvù). Uno show, questo sì. Da estasi della comunicazione.
Astonished, sospese per un attimo l’’operazione’, che pure l’aveva ‘presa’ (farsi le strisce è pur sempre un rito, e interromperlo può scatenare forze imprevedibili, talora ingestibili – e, infatti, così accadde): le due coinquiline – Arianna e Gaia – si erano fatte uno (qui nel senso canonico: ‘farsi’ come ‘divenire’. Che il farsi sia poi una lingua, il persiano, questo è un altro discorso, farisaico: ormai Diana vaneggiava, prima high ora down…).
Golden dawn. Dopo la ‘fusione’ (nucleare: era proprio una ‘bomba’), la bionda allo specchio apparve di colpo ringiovanita di una dozzina d’anni (Arianna già prima dell’impatto ne dimostrava a malapena quaranta… portati da teenager). L’altra ‘metà’ (vent’anni o poco più) era scomparsa, come inghiottita da Arianna. Che in Pistis Sophia, ostico vangelo gnostico (ma con qualche ostrica con perla), Gesù e lo Spirito Santo, dopo essersi guardati negli occhi, si fondessero e divenissero Uno aveva un senso. Ma qui? Cosa c’era dietro l’angolo, dopo il doppio salto mortale (senza rete)? L’angelo…

sabato 9 luglio 2011

HEROES


HEROES
Il viaggio dell’eroe

Pietrangelo Buttafuoco… Perché proprio lui? Che c’azzecca? Non che non lo conosca, non è proprio un ‘carneade’ (tutt’altro: per motivi ‘letterari’ ho avuto con lui qualche scambio email – un vero e proprio gentiluomo siculo, tra l’arabo e il normanno, anche un po’ vichingo), ma sarà l’assonanza onomastica – l’ossimoro angelo/drago – con ‘eroe’ ed ecco che il nome del ‘fascio-comunardo’ è zompato fuori dalle uova del drago.
Sì, il concetto di ‘eroe’: l’ho ritrovato l’altro ieri leggendo l’ottimo “Il risveglio dell’eroe con la PNL” di Robert Dilts e Stephen Gilligan, due guru della ‘trans-formazione’. E sono tornato indietro nel tempo, quando, ancora digiuno di PNL e ‘derivati’, mi crogiolavo tra le “uova del drago” di Joseph Campbell, Mircea Eliade, Richard Rohr, Vladimir Propp, gli stessi Jung e Hillman, con le loro scorribande nei territori del mito, della fiaba, del ‘sacro’, della psiche, del ‘simbolo’, dello spirito, alla ricerca del sacro graal del “senso della vita” (quello ‘vero’, non quello tivvu o da News of the World).

Vorrei quindi iniziare su questo blog ‘ballerino’ un “viaggio dell’eroe”, in cui, tra ‘sponsor’, angeli, dèmoni/demòni, principesse e briganti, vi possa portare, a partire da “sentieri interrotti”, verso la “radura luminosa”. Ma è un viaggio già iniziato… direte voi. Sì, è vero, questo blog è una vera e propria promenade architecturale (più che altro, archetipica, o tipologica), ma questo è un nuovo inizio (senza tralasciare le quisquilie e pinzillacchere).
Bene, per introdurre la figura dell’’eroe’ (ben diverso dal brechtiano ‘eroe’, quello di cui ogni nazione dovrebbe essere felice se non lo avesse), ossia dell’uomo ‘risvegliato’, che riconosce la sua ‘vocazione’ ('chiamata' "talento disotterrato") e le dà ‘fiato’, comincio dapprima da Propp e la sua “morfologia della fiaba” (tratto, per celerità, da Wikipedia).

Personaggi

Propp individuò 7 personaggi caratteristici delle fiabe:
  1. Eroe: protagonista che, dopo aver compiuto un'impresa, trionferà;
  2. Antagonista: l'oppositore dell'eroe;
  3. Falso eroe: si sostituisce all'eroe con l'inganno;
  4. Mandante: chi spinge l'eroe ad intraprendere la sua missione;
  5. Donatore: la guida dell'eroe, colui che gli dà un dono magico;
  6. Aiutante: chi aiuta l'eroe a portare a termine la missione ricevuta;
  7. Persona ricercata: premio amoroso; finale per l'eroe.
A volte il donatore può essere anche l'aiutante, come il mandante può essere anche antagonista a seconda, naturalmente, della fiaba.

Schema
Lo schema generale di una fiaba, secondo Propp, è il seguente:
  1. Equilibrio iniziale (inizio);
  2. Rottura dell'equilibrio iniziale (movente o complicazione);
  3. Peripezie dell'eroe;
  4. Ristabilimento dell'equilibrio (conclusione).

Funzioni

Queste sono le 31 funzioni individuate da Propp:
1.   Allontanamento: uno dei membri della famiglia si allontana da casa - es. il principe va in guerra;
2.   Divieto (o ordine): all'eroe viene imposto un divieto (es. a Cappuccetto rosso viene proibito di passare per il bosco);
3.   Infrazione: il divieto è infranto (es. Cappuccetto rosso passa per il bosco);
4.   Investigazione: l'antagonista fa delle ricerche sull'eroe;
5.   Delazione: l'antagonista riceve le informazioni;
6.   Tranello: l'antagonista tenta di ingannare l'eroe;
7.   Connivenza: l'eroe cade nel tranello;
8.   Danneggiamento (o mancanza): l'antagonista reca danno all'eroe (o viene a mancare qualcosa) – es. la bella addormentata è punta a causa della maledizione di una vecchia fata;
9.   Mediazione: il danneggiamento o la mancanza vengono resi noti;
10. Consenso: l'eroe reagisce;
11. Partenza: l'eroe parte;
12. Funzione del donatore: il donatore mette alla prova l'eroe;
13. Reazione: l'eroe supera la prova;
14. Fornitura: il donatore dà l'oggetto magico all'eroe;
15. Trasferimento: l'eroe si trasferisce, o viene condotto sul luogo in cui si trova l'oggetto delle sue ricerche;
16. Lotta: l'eroe e l'antagonista ingaggiano direttamente la lotta;
17. Marchiatura: all'eroe è impresso un marchio;
18. Vittoria: l'antagonista è vinto;
19. Rimozione: l'eroe viene liberato dal danno o dalla mancanza iniziale;
20. Ritorno: l'eroe ritorna;
21. Persecuzione: l'eroe è sottoposto a persecuzione;
22. Salvataggio: l'eroe si salva;
23. Arrivo in incognito: l'eroe arriva in incognito a casa o in un altro paese;
24. Pretese infondate: il falso eroe avanza pretese senza fondamento;
25. Prova: all'eroe è imposto un compito difficile, una prova da superare;
26. Adempimento: il compito difficile è eseguito;
27. Identificazione: l'eroe viene riconosciuto
28. Smascheramento: il falso eroe o l'antagonista viene smascherato;
29. Trasfigurazione: l'eroe assume nuove sembianze;
30. Punizione: l'antagonista viene punito;
31. Lieto fine: l'eroe ottiene il premio finale; spesso si sposa o ottiene un regno.
 
Passo ora a un mio stralcio ‘teologico’ tratto da “Prendi la PNL con Spirito” (che è già un “viaggio dell’eroe” in sette giorni: dallo stato ‘loffio’ allo stato ‘loft’… Ma il vero percorso dell’eroe, in puro stille campbelliano-propp-hillmaniano è quello di Gocce di pioggia a Jericoacoara, lì dove ‘eroi’, angeli, demoni, sponsor, ostacolatori, draghi e… lupi mannari si sprecano):

Si può riunire solo ciò che è separato… Stabiliamo una morfologia del racconto – i discepoli di Emmaus – de-strutturando le componenti, puntando essenzialmente su tempi, luoghi e funzioni dei ‘personaggi’. La ‘struttura’ del testo segue, significativamente (v. Richard Rohr, ma pure il Propp della “Morfologia della fiaba”), il tema del ‘rituale’ d’iniziazione (ma qui il processo è exoterico, più che esoterico), ovvero l’’ingresso ufficiale’ del ‘ragazzo’ nella comunità degli ‘adulti’, dopo il voluto ‘abbandono’ nella boscaglia da parte dei ‘genitori’. Qui ritroviamo tutti questi temi:
 – Separazione e partenza (v. 13): l’’abbandono’, il ‘distacco’ dalla ‘madre’ (fagocitante), ovvero da quella parte di ‘femminilità’ negativa che spinge al non sapere, non pensare, non analizzare, non spiegare… (in questo caso, i due discepoli disillusi che si allontanano, sia pur momentaneamente, dalla comunità). Parlavano tra loro: la ‘discesa nel profondo’, l’’elaborazione del lutto’. Lo stesso giorno: il processo di ‘riflessione’ e l’eventuale ‘decisione’ spesso non ammettono dilazioni. Due di lorosessanta stadi: al di là della ‘lettera’, la portata simbolica (il ‘due’ come corpo e anima, …manca lo spirito, oppure come ‘dubbio’ e ‘negatività in generale; il ‘sei’ come ‘umanità’ in cerca del ‘sette’: il ‘riposo’, lo shalom, il Cristo) arricchisce il contenuto semantico e interpretativo.
Il viaggio (vv. 14-27):  la ‘discesa’, la ‘spirale’. Continua il ‘viaggio’ introspettivo dei due discepoli (dall’Io verso l’inconscio). Discorrevano: la parola umana che cerca un senso nella parola divina e un radicamento nella ‘Grande Storia’. Tristi: la ‘ferita’, il crollo delle certezze, l’’umiliazione rituale’: il ricordo dell’insuccesso, il riconoscimento della ‘ferita’, la ‘delusione’, e la loro reintegrazione in un orizzonte di senso, aiutano a ‘crescere’, a forgiare, fortificare. Si avvicinò: l’incontro. “L’essere umano è smarrito, ma Dio viene a incontrarlo nel bel mezzo del suo errare. Viene come sempre a cercarlo all’interno delle sue stesse torsioni…” (‘Torna alla vita’, Simone Pacot). Gesù viene (ma nell’AT è appellativo di Dio!). Il Cristo rimane ‘velato’ per chi lo segue ma non è “nato di nuovo”, sia esso un suo seguace noto (Cleopa) o anonimo (l’altro ‘discepolo’). Noi speravamo: l’’oppositore’, la disillusione che si oppone all’evidenza (delle Scritture) e alla testimonianza oculare (della donna). “O insensati”: l’’uomo con la spada’ (la spada dello Spirito che taglia il ‘velo’, il ‘due’ che si fa ‘tre’: corpo, anima e  spirito), la “lancia insanguinata” (“Non doveva il Cristo soffrire…”).
L‘arrivo (v. 28 - 32): il ‘centro’. “… egli fece come se volesse procedere”. La tentazione, il gioco delle parti. “Essi lo trattennero”. La svolta, la ‘luce’ che fa fuggire l’’ombra’ (pur necessaria, specie per una ‘svolta’: è pericoloso trovarsi a un ‘trivio’ – sacro a Pan – a mezzogiorno, quando l’ombra diventa invisibile. Può scatenarsi un attacco di panico…), la necessità di ‘suturare’ la ferita con il ‘filo’ di Cristo e l’’olio’ dello Spirito. L’affetto vince sulla ragione, il “lato femminile” reintegra quello ‘maschile’, lo spirito si ‘separa’ dall’anima e, solve et coagula, rinnova la comunione ‘paolina’ corpo-anima-spirito. “Allora i loro occhi furono aperti”: il Cristo ‘svelato’. Il Kairòs, il momento dell’’intrusione’, l’esperienza ‘cosmica’, ‘oceanica’, delle ‘vette’. Fine del solo Chronos, ingresso nella ‘soglia’ del nuovo Aion, epifania del Divino, del ganz andere. Unica nella sua eccezionalità (“ma egli scomparve”), ma densa di prospettive…
L’irradiazione (vv 33-35): “… tornarono a Gerusalemme. Dal ‘solo Io’ al ‘Noi siamo’ (attraverso l’’Io sono’). La trasformazione individuale porta dalla “Piccola Storia” alla “Grande Storia”. La “voglia di vagabondaggio”, il “viaggio ai confini della notte”, fa travalicare il ‘recinto’ e, pur tra ‘sentieri’ (heideggeriani), porta alla ‘radura’ (per alcuni, al “porto delle nebbie”).
Dal caos interiore è nata la stella (anzi, la costellazione) danzante…

Passiamo ora al ‘mitico’ Joseph Campbell (non che Naomi non sia una favola…), con un bell’articolo incolla-copiato dal blog GrandiPassioni di Petar Rokic  http://www.grandipassioni.com/2009/04/joseph-campbell-il-mito-nellesistenza-dellindividuo/, cui rimando, un sito fresco di giornata (per me ...spero che il blogger, o ‘sitaro’, non me ne voglia: d’altronde gli sto facendo pubblicità – non che ne abbia bisogno, forse. E poi, a proposito di ‘sitaro’, e sitar, vedo che è nelle mie corde: anche lui un coach-filo, e di quelli sopra le righe).

Joseph Campbell (1904 – 1987), grande studioso americano di Mitologia comparata, ebbe l’intuizione, geniale all’epoca, di individuare non le differenze, ma le somiglianze dei racconti mitologici, e religiosi, apparsi sul pianeta nelle varie epoche, descritti nella sua opera “L’Eroe dai mille volti”.
Campbell studiò con cura le opere e la vita di Jung, il grande psicologo svizzero. Questi, lavorando con un gran numero di psicotici, ne acquisì informazioni sull’immaginario inconscio; poi, confrontandole con la mitologia comparata, trovò sorprendenti somiglianze con l’immaginario dei suoi stessi pazienti, addirittura un vero e proprio parallelismo… allargando poi la ricerca a persone sane, si rese conto della sostanziale presenza di schemi analoghi.
Campbell, approfondì il lavoro di Jung sul significato della Mitologia e dei simboli che essa rappresenta.
Alcuni passaggi significativi:
“Ritengo che non ci sia più una sola Mitologia viva in ogni singola nazione, per ogni singolo individuo, anche solo fermandomi all’Occidente. L’ordine sociale moderno è essenzialmente secolare. Riconosciamo che le nostre leggi non sono di origine divina. Non le spieghiamo in termini mitologici. In passato, le leggi erano date da Dio a Mosé, ed espresse nella Bibbia. Non abbiamo più niente di tutto questo. Persino le leggi dell’Universo fisico non sono definitive, continuiamo ad avere nuove scoperte, non abbiamo un’immagine definitiva dell’Universo.
Riguardo alla psicologia del singolo individuo, abbiamo talmente tante fonti e talmente tante opportunità nelle nostre vite, che non esiste una singola mitologia valida per tutti.
Credo che all’interno della società secolare, che è una specie di cornice neutrale che permette all’individuo di sviluppare la propria vita, purché non disturbi
ognuno di noi ha un mito individuale che lo guida, di cui può essere o no consapevole. Ecco il senso dello studio di Jung: quale è il Mito che sto vivendo?

Le immagini mitologiche mettono in contatto la propria coscienza con l’inconscio. Ecco ciò che sono. Quando una persona non ha immagini mitologiche, o quando la coscienza le rifiuta, quale che sia la ragione, rinuncia ad essere in contatto con la parte più profonda di sé. In questo, ritengo, sta lo scopo del Mito nel quale ognuno vive. Si tratta di trovare il Mito nel quale viviamo, conoscerlo, in modo da dirigere la nostra esistenza con competenza.
Quale è la chiamata della tua vita – lo sai?
“Ho una grande ammirazione per lo psicologo Abraham Maslow; tuttavia, in uno dei suoi libri, ho trovato una specie di scheda di valori per i quali le persone vivono, in base ad una serie di esperimenti psicologici.
 
Sono: sopravvivenza, sicurezza, relazioni personali, prestigio, sviluppo personale.
Mi sentivo così strano, a leggerla, senza capirne la ragione… finché non ho realizzato che questi sono esattamente i valori che la Mitologia trascende.
La sopravvivenza, le relazioni personali, il prestigio, lo sviluppo personale, nella mia esperienza, sono esattamente i valori per cui una persona ispirata dal proprio Mito non vive. Essi hanno a che fare con gli aspetti biologici compresi dalla coscienza. La Mitologia inizia là dove parte la follia. Una persona davvero dedicata ad una chiamata, ad una missione, ad un credo, sacrificherà la propria sicurezza, persino la vita, le relazioni personali, il prestigio, non penserà neanche al proprio sviluppo personale; si abbandonerà completamente al proprio Mito.
I cinque valori di Maslow sono i valori per cui vive chi non ha nulla per cui vivere.




LA CHIAMATA
All’inizio, il futuro Eroe conduce una vita ordinaria, comune… improvvisamente, riceve la chiamata per entrare in uno strano mondo, che non conosce né comprende, ma che in qualche modo lo attira.
La chiamata può essere una minaccia alla propria Comunità, oppure un puro caso fortuito. Altre volte, è un presagio, magari rappresentato da una figura misteriosa, l’araldo…
Ad esempio:
Nel Mito del Minotauro, Teseo viene a conoscenza della sua esistenza e dell’orrendo sacrificio di vite umane che questi richiede.
Il Buddha è semplicemente sfinito della sua vita di abbondanza, annoiato, e decide di intraprendere il cammino nel mondo esterno.
Nell’Odisseo, Ulisse è “vittima” degli eventi, cioè del vento che l’arrabbiato Poseidone gli soffia contro.
In Matrix, Neo ha un’annoiata doppia vita, nella quale cerca il misterioso terrorista Morpheus.
In Guerre Stellari, a Luke Skywalker appare il messaggio d’aiuto della principessa Leila, trasmesso dal robottino C1-P8.


Talvolta, l’Eroe rifiuta la Chiamata… questo, trasforma l’Avventura nel suo opposto… intrappolato dalla noia, dal “lavoro quotidiano”, dalla “cultura dominante”, il protagonista perde il potere di compiere alcunché di significativo, e diventa lui stesso vittima da salvare.
Esempio biblico è la moglie di Lot, tramutata in sale per essersi girata a guardare la città da cui fugge, rimpiangendo la vita che abbandona, disobbedendo ad un ordine Divino.
Tuttavia, dopo un iniziale rifiuto, l’Eroe può accettare successivamente… come Giona che, dopo aver rifiutato il richiamo del Signore, viene inghiottito dalla balena… dopo esserne uscito, Dio gli parla dopo tre giorni, e stavolta Giona lo ascolta.
                                   
                                 IL SUPERAMENTO DELLA SOGLIA
L’Eroe sta per superare la soglia tra il mondo che gli è familiare, per entrare in uno nuovo, ignoto. La prima figura che incontra è il Guardiano della soglia, che lo dissuade con forza dall’Avventura, lo invita a restare, gli paventa i pericoli cui va incontro, l’insensatezza della sua scelta, lo vuole proteggere.
È una figura importantissima, perché permette all’Eroe di misurare il livello di convinzione e di importanza che l’Avventura ha per lui.
Esempi:
In Guerre Stellari, lo Zio di Luke, che lo dissuade in ogni modo possibile, richiamandoli ai doveri verso la famiglia.
In Matrix, i poliziotti che nell’interrogatorio offrono una via d’uscita.
Nella vita di ognuno, il genitore che ci invita a restare a casa, a non rischiare, che ci protegge contro ogni genere di presunti pericoli…
Talvolta l’Eroe entra in una nuova “Zona” attraverso una vera e propria rinascita. Sembra che sia morto e rinato, oppure che la sua carne sia stata lacerata… ne esce trasformato e pronto per l’Avventura.
In Matrix, Neo, dopo aver ingoiato la pillola rossa, subisce una vera ma orribile rinascita, anche fisica…
In ogni caso… superata la soglia… non vi è ritorno…
IL MENTORE
L’Eroe ha dunque superato la soglia… dopo il brusco risveglio, si rende conto di non poter tornare indietro, anche se magari lo desidera… all’improvviso, appaiono coloro che lo accompagneranno per almeno una parte del viaggio.
Innanzitutto, il Mentore, il Maestro, colui che ha già percorso la via e conosce il mondo misterioso ove l’Eroe muove i primi incerti passi.
Il Mentore è una figura solenne, maestosa, in tutte le tradizioni: nella mitologia classica è Hermes-Mercurio, nella cristianità è lo Spirito Santo, per Dante nella Divina Commedia si alternano Virgilio e Beatrice.
Il Mentore dà i primi preziosi insegnamenti, svela le prime arti, insegna a muovere con più sicurezza in quello strano nuovo mondo, a rendere presenti all’Eroe le risorse che egli già possiede, senza saperlo. Spesso,  insegna in modo misterioso, per nulla chiaro all’eroe-allievo… ma a tempo debito ogni cosa si chiarirà…

GLI AIUTANTI MAGICI
Fin dall’inizio del cammino, e talvolta prima ancora della soglia, l’Eroe incontra figure benevole che lo aiutano… spesso lo accompagnano solo per qualche passo, talvolta lo affiancano a lungo. In ogni caso, gli sono di conforto e d’aiuto… un consiglio prezioso, un oggetto importante, una conoscenza di valore… spesso addirittura sovrannaturali…
Sembrano apparire dal nulla, e per questo vengono chiamati “aiutanti magici”, eppure sono una presenza immancabile per ogni Eroe che si trova sulla strada del proprio destino…
Nelle leggende dei santi cristiani, questo è il ruolo della Vergine, che può intercedere presso il Padre per averne la benvolenza; Arianna che dona il filo a Teseo, permettendogli di uscire sano e salvo dal labirinto del Minotauro.

IL SENTIERO DELLE AVVERSITÀ
Con il sapere estratto dal Mentore, ed i consigli degli Aiutanti magici, finalmente inizia il vero e proprio cammino, ove il mondo appare sempre più ambiguo ed incomprensibile… l’Eroe viene sfidato a sopravvivere, a superare orribili ostacoli, e, nel fare questo, la sua coscienza aumenta; infatti, le prove sono simboli dell’iniziazione ai misteri della vita, ed il loro superamento simboleggia l’auto-realizzazione dell’Eroe, che diventa sempre più consapevole di sé e del suo potere.
Spesso, durante il periodo delle Avversità o appena prima di esso, l’Eroe incontra una figura misteriosa, l’Oracolo. Esso ha delle conoscenze cruciali per il successo dell’Eroe, chetrascendono ciò che la mente, da sola, può conoscere. Il linguaggio dell’Oracolo è misterioso… simboleggia quanto nel profondo l’Eroe sa del suo essere più autentico… per comprenderlo, deve accedere alla sua più autentica profondità, ad un nuovo livello di coscienza… ove l’interpretazione delle parole dell’Oracolo diventerà persino evidente
Nell’antichità, gli oracoli, il più famoso dei quali era quello di Delfi, erano sempre interpellati prima delle battaglie o delle decisioni cruciali.

SULLA STRADA DELLE AVVERSITÀ
Sulla strada delle Avversità, l’Eroe viene messo alla prova… cosa è che scopre davvero, decidendo di affrontare a viso aperto il pericolo, il rischio, la sfida? La propria insospettata Forza; l’Avversità è un rito di iniziazione, ma anche di “illuminazione”, svelando ciò che è presente nell’Eroe, senza che lui stesso ne fosse consapevole.
La “Terra Promessa”, il punto d’arrivo, qua e là si svela, per brevissimi attimi…
A questo proposito, Matrix offre splendide metafore…
In molti racconti e religioni, l’Eroe è letteralmente fatto a pezzi, muore, almeno simbolicamente. Raggiunto il fondo, l’avventura sembra conclusa nel fallimento.
La vicenda di Gesù Cristo è un esempio potentissimo.
La morte dell’Eroe ha un enorme valore simbolico: colui che apparirà “al di là della morte” non sarà, semplicemente, un Eroe con più poteri, più conoscenze, ma un autentico Uomo Nuovo, del tutto trasformato, pienamente consapevole della completa trasformazione che ha avuto. Completamente se stesso.
Con la Rinascita, spesso ci sono due interessanti temi: “L’Incontro con la Dea” e la “Redenzione con il Padre”.

L’INCONTRO CON LA DEA
L’Eroe, rinato, pienamente consapevole di sé, incontra la perfetta amata. In molti racconti classici, ciò è simboleggiato dal Matrimonio Sacro, che nelle Favole classiche è un tema simbolico ricorrente, il culmine.

Anche nella vicenda della Madonna, nella cristianità, il concepimento senza peccato può essere pensato come unione perfetta del femminile e del maschile Divino: come dice Campbell “rappresenta la donna che riceve l’ispirazione di creare nuova vita, attraverso una presenza divina”.

LA REDENZIONE CON IL PADRE
Tema importante e frequentissimo, vero e proprio rito maschile di passaggio. L’Eroe, separato dal proprio Padre, ha vissuto un’esistenza inadeguata alla propria eredità, quindi alla propria eternità, al simbolo stesso della sua vita.
Ad esempio, Achille visse a lungo come una fanciulla, Parsifal come un contadino; Mosé si trova tra “la gente sbagliata”, in Egitto, e deve conquistarsi la strada per rincontrare il Padre.
La figura femminile può essere la guida, oppure è l’ostacolo che blocca.
Nella cristianità, con la Crocifissione, il Figlio va direttamente al Padre, e la Madre, ai piedi della croce,  ne simboleggia la guida.

Nella saga di Guerre Stellari, Luke Skywalker, il figlio, rischia la vita per redimere il padre…
Scrive Campbell ne “L’Eroe dai Mille Volti”:
Ogni incapacità a fronteggiare una situazione nella vita va considerata, in fondo, una limitazione di conoscenza.Guerre e Rabbia sono prodotti dell’ignoranza; i Rimpianti sono rivelazioni giunte tardi.
Il vero significato del mito dell’eroe universale è la regola generale che dà a uomini e donne, su qualunque gradino della scala essi si trovino.
[...]
L’individuo deve semplicemente scoprire la propria posizione rispetto a questa regola umana generale e lasciare che essa lo aiuti a scavalcare le mura che lo circondano.
Chi e dove sono gli orchi? Sono le proiezioni degli insoluti enigmi della propria umanità.
Cosa sono i suoi ideali? Sono i sintomi della sua comprensione della vita.
[...]
La difficoltà maggiore sta nel fatto che il nostro concetto di ciò che dovrebbe essere la vita raramente corrisponde a ciò che la vita è realmente.
[...]
Preferiamo profumare, imbiancare, e reinterpretare, illudendoci che la mosca nella pomata, il capello nella minestra, siano colpe di qualcun altro.
L’APOTEOSI
L’Eroe ha superato le Avversità. Dilaniato, è morto e rinato. Ha reincontrato il padre, si è con esso riconciliato; ha incontrato la Dea, il proprio ideale, e riconcilia così il proprio lato maschile con quello femminile.
Infine – l’Apoteosi! La trasformazione è completa, egli è pienamente se stesso e consapevole.
Lo dimostra l’ultima prova che deve affrontare, superata con assoluta facilità; laddove il “classico” Eroe sente una vera e propria prova, colui che ha raggiunto l’Apoteosi non incontra alcun ostacolo, non commette errori.
La prova finale del Buddha, quando raggiunge l’Illuminazione, è una metafora straordinariamente potente.
Kama, Il Signore della Lussuria, lo sfida con tre tentazioni, mandando tre stupende fanciulle: Desiderio, Realizzazione e Rimpianto.

Il Buddha, però, non si identifica più con il proprio ego, ma con il Sé Universale, la Coscienza. Rimane immobile.
Kama, folle di rabbia, si trasforma nel Signore della Paura, lanciandogli contro l’arsenale di una spaventosa armata.
Il Buddha, però, non è più una “persona”, non si spaventa. Si identifica con tutto ciò che succede, fenomeni insignificanti come lance e spade non possono distoglierlo.
Kama, in apparenza battuto, presenta con astuzia la terza tentazione: il Dovere. “Giovane Uomo, stai seduto sotto questo albero, ma tu sei un Principe! Perché non governi il tuo popolo? Perché non sei sul trono al quale appartieni?”
Neppure questo mosse il Buddha. Abbassando il suo dito, tocca la Terra. Invoca la Terra, la Natura stessa, a rendere testimonianza che lui È – con la sua SEMPLICE PRESENZA è al centro stesso del Mondo. Con ciò, ha adempiuto ai propri doveri.

Avendo così l’Eroe raggiunto l’Apoteosi, e la conoscenza che ne deriva, come si metterà in relazione al mondo da cui è partito? La risposta è ne IL RITORNO.
Spesso si pensa all’Apoteosi come al culmine del Viaggio dell’Eroe… cosa mai resta dopo il raggiungimento di una particolare saggezza, o potere, o rivelazione, che l’Eroe infine domina e vive?
Il Ritorno: una sfida, se possibile, anche più grande…!
L’Eroe vive subito una tremenda domanda: come tornare indietro al mondo da cui è partito, ed insegnare ciò che ha compreso? Come fare a tradurre in parole l’esperienza, la comprensione grandiosa che ha avuto?
E’ un compito immane: è come descrivere una realtà tridimensionale in una fotografia…
Come fare a parlare del valore assoluto della sua comprensione alle persone, che insistono sull’evidenza esclusiva dei propri sensi?

L’Eroe si chiede: Perché mai tornare in un mondo simile? Perché tentare di rendere plausibile o interessante l’esperienza che ha avuto a persone che non se ne interessano?
L’Eroe può persino sentirsi fondamentalmente uno sciocco davanti agli altri uomini indifferenti.
La scelta più facile è di mandare all’inferno l’intera comunità umana e ritirarsi nella caverna, nel luogo che rappresenta il suo sapere, e richiudere in fretta la porta.
Quindi, ora sa che, se dovesse decidere di tornare là da dove è partito, dovrà nuovamente superare una difficile soglia, non inferiore a quella da cui è partito.

L’idea del Ritorno è che l’Eroe riporti nel mondo il suo potenziale, prima inespresso che ha saputo far emergere. Questo tesoro va preso, ed integrato nuovamente in una vita “normale”, “razionale”.
Immaginate che un giovane, desideroso di diventare un famoso artista, lasci il suo paesino in provincia, si rechi in una grande metropoli, magari all’estero, ove incontra un grande artista che lo accetta come discepolo… e che il nostro giovane, dopo anni di duro lavoro, apprendimento, delusioni, riesca finalmente ad emergere con un suo, proprio stile.
Finalmente, eccitato, apre la sua prima personale mostra d’arte, non vedendo l’ora di mostrare al mondo ciò che ha da offrirgli. E qual è la reazione del mondo?… Il più assoluto disinteresse verso il tesoro che il nostro giovane amico ha fatto emergere…
Qui, sono possibili tre reazioni. La prima, è di mandare tutti all’inferno, abbandonare la propria strada e tornarsene al paesello, con la coda fra le gambe. Questo, è il “rifiuto del ritorno”.
La seconda, è chiedersi “che cosa vogliono gli altri?” ed iniziare a vendere agli altri ciò che essi vogliono… bene, il nostro amico ha sviluppato l’abilità commerciale, sa vendersi, e continua a dirsi “va bene, quando farò abbastanza soldi, farò ciò che davvero mi interessa”, e questo naturalmente non succede mai, perché nel frattempo ha creato un ostacolo alla propria creatività che viene pian piano persa. Se non altro, ha una vita prestigiosa e riconosciuta. Questo è il “ritorno come inteso dalla società e dal senso comune”.

La terza reazione consiste nel cercare un modo, un’espressività, un vocabolario, per trovare il modo di fare breccia negli altri, perché essi accettino il dono nella misura in cui sono in grado di riceverlo. Questo, richiede un elevato grado di comprensione degli altri, ed infinita pazienza e creatività.
Joseph Campbell: “se riuscite a fare anche un solo piccolo passo nella società, con il messaggio che avete, riuscirete anche a comunicarlo per intero. Io, questo lo so!”

Bene, dal prossimo post inizierà il tuo personale Viaggio con l'eroe. Comincia a spolverare la spada... (cercando di farti qualche taglietto: sai, l'iniziazione...).