lunedì 30 maggio 2011

I CAN (TRA CANNE E MINARETI)

I CAN
(TRA CANNE E MINARETI)

I can… Più facile a dirsi che a farsi.
I care: idem!
Siamo programmati (ma c’è un virus nel nostro programma: mancava al momento dell’attivazione…) per dire: I can’t, oppure non mi riguarda (me ne frego è più eclettico… fascio-comunista). Ma niente è immutabile su questa terra (terra-mare un po’ terra-amara, a rischio terra-terra): Milano-Napoli docunt. PisaPia vs PioPio (stop al Partito Du Pilu qualunquemente).
Alice dietro allo specchio: lo specchio (il ‘mondo’, ma anche le nostre convinzioni – spesso ‘limitanti’ –, la nostra ‘mappa interiore’) ci rimanda – in maniera spesso offuscata, distorta, deformata – la nostra ‘immagine’ (per non parlare dell’immagine del mondo), e questa non ci piace affatto (ora qualcosa va meglio…). E quel che è peggio, non piace neppure agli altri.
Tutto ciò incide, praticamente, sui nostri rapporti e sulla qualità della nostra vita: frena la corsa verso il traguardo. Occorre, dunque, cambiare lo ‘specchio’, occorre cambiare noi!
Il mondo esterno e quello interno ci ‘irradiano’: siamo sotto un doppio riflettore e una doppia ‘mitraglia’. ‘rifrazione’, ‘diffrazione’, ‘diffusione’, ’interferenza’… sono fenomeni associati ai movimenti ‘ondulatori’ della ‘luce’ (visibile, o ‘invisibile’, anche ‘oscura’) emessa dai vari corpi ‘radianti’ che ci circondano: l’ambiente, il nostro ‘vissuto’, la traccia del DNA, o qualsiasi altra inferenza o influenza. Con un’immagine ancora semplice e ovvia, ma più ‘pregnante’, si potrebbe parlare di ‘onde’ scaturenti dal ‘mare della vita’ che si frangono sulle nostre spiagge e portano con sé relitti di ogni specie.
Che fare? Si può fare… È possibile, ormai lo sai bene, sintonizzarsi con le onde ‘positive’ e riflettere (respingere) quelle negative; e quindi, farsi cullare fin verso il traguardo – e per questo non c'è niente di meglio (mai dire mai...) della PNL, integrata dai contributi della fisica quantistica oltre che da quelli di discipline psico-spirituali (per così dire), quali Quarta Via, Approccio del Diamante e, materia di cui ampliamente disserto nel mio Gocce di pioggia a Jericoacora, il Pentecostantrismo (il pentecost…che? Sì, l’integrazione tra l’insegnamento carismatico-pentecostale, quello ‘essenziale’, e la mistica cristiana, con gocce di Sufismo, Kabbalah e Tantra).
Tantra, tantum ergo, tantum verde. Vril, Ruah, Pneuma, Heilstrom (aum…), Spirito Santo, Namastè. Mondo, vita, esistenza, fenomeni ondulatori…
Qui sono in gioco concetti, filosofici, spirituali ma anche ‘pratici’, come essere, tempo, esistenza (tanto per ‘fermarci’ all’’essenza’ delle cose – by the way sintonizzatevi su YouTube/Tiziano Terzaghi e proverete l’esperienza delle vette…).
Esistere significa ‘ex-sistere’, ossia andare oltre (ex) questo stato di stasi – con un po’ di peristalsi (sistere: stare fermi, seduti). La vita, l’esistenza, lo stare in questo mondo e in questo tempo è una possibilità aperta, in divenire, in fieri, in progress. Esistere significa, dunque, protendersi (pro-tendersi: tendersi in avanti) verso una nuova sistemazione – un reset – della realtà. Insomma, un ex-sistere, un andare oltre lo specchio, e non un in-sistere, un permanere all’interno della propria condizione esistenziale, fosse pure una comfort zone (una ‘turris eburnea’, una ‘gabbia di cristallo’: ci sarà pure il soffitto di vetro, ma al di là si può volare…).
L’uomo, per essere autentico (Heidegger mi offre lo spunto, ma, tolte le spine, i fiori dovete coglierli voi…), deve quindi trascendere sempre se stesso (ex-sistere) – ma, si badi bene, senza fatica o sforzi ossessivi (wu-wei) –, deve continuamente ‘ri-progettarsi’, deve scegliere da sé e in assoluta libertà quale percorso vivere (io do, qui e là delle indicazioni, in attesa di darvi un corso completo). Ma ha bisogno di una guida: tuttavia, se incontri il tuo maestro, uccidilo! (una volta appreso il learning – presa la ‘perla’, senza calpestarla – cammina sulle tue gambe…).
L'esistenza inautentica (del pig di chi calpesta la perlanon del pink) consiste, invece, nella rinuncia al proprio tendere in avanti, al futuro (adveniente) e a qualsiasi progetto. È l’accettazione distratta, dormiente, di un’esistenza già vissuta da altri, senz’alcuna possibilità creativa. Ecco perché occorre superare il ‘recinto’, ecco perché entrare nello specchio… Se agisco sullo specchio posso cambiare l’immagine-di-me’. Se poi entro nello specchio (ecco Alice…), troverò il Paese delle meraviglie: posso cambiare me (non solo l’’immagine’).
Se poi ‘salto’ lo specchio, ossia vado ‘dietro allo specchio’, allora sarò io stesso il Paese delle meraviglie… (naturalmente, è solo un modo bum bum per dire che posso migliorare, sia pur decisamente, la mia vita – d’altronde, ci fu chi disse: il Regno è dentro di voi…).
Bene, il dado è tratto. Un altro lancio (è della Dalila/Orlane che ogni tanto approda su questi lidi).
    
                  ANGELI DAI VOLTI AMICI E AMICI DAI VOLTI D’ANGELO

Quanto tempo è già passato
Quanti amici hanno tradito
La vita è una corsa
Che ti toglie il fiato
Avevamo il mondo in tasca
Nella testa sogni e poi
I nostri vent'anni
I miti, gli eroi
Non torneranno mai
Non torneranno mai
Parli e mi accorgo che sei cambiato
Sembri più vecchio in quel vestito …
    
Stamane mi son svegliata con questa canzone in testa e mi piace pensare che la corsa di cui parla Renga non abbia il mero compito di “toglierci il fiato”, bensì di restituircelo qualche tempo dopo, molto più forte e resistente. Mi piace pensare che la vita non sia unicamente una corsa, piuttosto (e per analogie personali!) sia come il karate. Ci vuole volontà, fermezza, costanza, impegno e sacrificio, se vuoi vedere dei risultati piccoli come boccioli dopo molto, molto tempo. Del resto crescere e camminare nei meandri della vita equivale a questo. Se ti impegni “passi ad un livello successivo”, altrimenti resti incagliato nelle vite costruite da altri, nelle morbosità dei rapporti che ci fanno stare bene. A volte invidio chi, appena sveglio, come unico pensiero mattutino ha “Che mangiamo a pranzo?” Ma sì, loro vivono bene. E d'altronde, come direbbe un Guccio a me molto caro: ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità...
Ma veniamo a noi, al motivo che mi ha spinto a scrivere quest’ Ode alla Vita, travestita da sfogo cinico ed impetuoso. Lungi da me fare retorica o, peggio ancora, scivolare nel banalismo (e ad ogni modo penso che il bene non equivalga a banalità, anzi semmai nell’epoca della corruzione e della volgarità di intendimenti, costituisce una vera e propria corrente anticonformista!), vorrei dire semplicemente che la vita, per quanto sia dura, è vita.
Gli amici, gli amori, finanche i parenti, si distaccano da te. E non possiamo fare molto per farli restare attaccati a noi, anzi possiamo al massimo comprendere i motivi per i quali si sono allontanati. E quasi sempre per “mancanza di sintonia”. Energie diverse. Quando una delle parti cambia, cambiano anche le persone che ci stanno attorno o che, in questo caso, si allontanano. Ma dov’era l’ode? Ah sì, giusto. Ora ricordo. L’ode alla Vita, che ci mette di fronte degli angeli travestiti da uomini, sempre, e noi nemmeno ce ne accorgiamo. L’ode a Dio che ci protegge sempre, che in un modo o nell’altro ci fa rialzare e ci pone di fronte proprio la gente di cui abbiamo bisogno in quel momento. E questi angeli a volte hanno dei volti, magari non sono angeli ma uomini con pregi e difetti, ma è come se lo fossero. E hanno dei nomi ben precisi, da ascoltare, da notare, da ricercare. Non può essere tutto frutto del caso. Cosicché chi vive nel caos, chi è senza equilibrio, potrà trovarsi accanto una persona il cui nome significhi “ ben ordinato”, oppure chi è in mezzo ai guai avrà un amico tanto forte da tirarlo su ed il cui nome è, ad esempio, Salvatore.
È così … dobbiamo stare attenti e ricercare le persone che ci servono, non quelle che ci fanno più comodo, dobbiamo abituarci al bene, a combattere, sempre, ogni giorno superando un piccolo ostacolo in più, dobbiamo abituarci a correre e a camminare quando non possiamo correre, ma a non fermarci mai.

giovedì 19 maggio 2011

PISA PIA MILANO MILORD (e Lady Gaga/Strauss-Khan)

PISA PIA MILANO MILORD
E la lady? Mora sì, lele forse, letizia assente

Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire 
dobbiamo solo vomitare
siamo solo noi che non vi stiamo più neanche ad ascoltare
siamo solo noi quelli che non han più rispetto per niente
neanche per la gente
siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente
e vi fregano sempre
siamo solo noi che tra Demonio e Santitá è lo stesso basta che ci sia posto
siamo solo noi…
Noi siamo uomini d’oggi.
Siamo soli.
Non abbiamo più dèi.
Non abbiamo più idee.
Non crediamo né a Gesù Cristo né a Marx.
Che sia Vasco o che sia Pierre Drieu La Rochelle (le analogie ci sono, al di là della Destra e della Sinistra), il vasto sotterraneo (la terra d’Italia è ‘cava’) è immerso nell’oscurità. Killing me softly (anzi, hard). Ma bagliori di luce ci sono (Milano, Napoli…).
Fuori: le stelle audaci. Dentro: timidi baluginii. Strano per una chiesa pentecostale: di solito illuminata a giorno, anche quando i pochi attimi di preghiera silente consiglierebbero il risparmio energetico.
Aleggiava il silenzio, assoluto. Poi qualche increspatura. L’atmosfera: carica di emozione compressa, contratta, quasi distratta. Ice. Absolut. Sottili carezze vellutavano le pareti grezze, quasi sciogliendole. L’alfabeto dei suoni stentava a uscire dalla fase delta.
All’improvviso, sons et lumières: il tripudio, atteso e benvenuto, di voci salmodianti, urlanti, piangenti, balbettanti o fluenti nella lingua degli angeli.
L’atmosfera divenne di colpo carica. Hot. Sovraccarica. Absolutely. Da black-out. E da far impazzire pure YouTube.
Energia pura, barbagli di eternità che tubavano con spicchi di tempo rubati alla cronaca quotidiana; onde e vibrazioni dello Spirito scaturenti dall’Abisso. La vivencia sgommò e ripartì. Il silenzio era durato anche troppo, lo strip era al palo. Lap-dance dance dance…
Non solo Gocce di Pioggia a Jericoacoara ma tra poco un vero e proprio acquazzone… Basta con: Sciami di bipedi che vanno al lavoro, che tengono famiglia, che vanno in gita il fine settimana, che leggono i giornali e, se capita, Selezione del Reader’s Digest, che litigano per una politica che manco li pensa, dove tutti i giochi sono già fatti e tutti sono giocati. Ieri come oggi. Automi senza ragione, braccia da fatica, occhi che non vedono, narici che non fiutano, cuori che non presentono…” (Anna K. Valerio). C’è un ritorno alla ‘politica’, dopo la poltiglia.
Pol Pot? Melting pot? Forse, ma c’è anche gente (nel senso di ‘popolo’, ‘comunità’: non solo ‘massa’ o ‘mass-mediatizzati’ al silicone e al botox – ahiahi Nip e Tuck, che guaio  avete fatto! Ma voi due siete comunque meglio degli ‘snippati’ e ‘taccheggiati’ che tacchinano a ogni angolo e su ogni carreggiata: svampano pensando di vippeggiare e vampeggiare qui e là; ma sono solo vampirizzati, un po’ sailer moon um po’ moonlight: in ogni caso, cibo per la luna). Dico, c’è anche gente che sempre più si sveglia e si stacca dal corteo dei leccab… (i baciapile: loschi o lische, ma ormai sempre più alla berlina – e non se accorgono!)
Nel frattempo il bar palpitava ancora di scampoli di vita (gli scampi della cena al ristorante erano ormai al sicuro, nelle stive dei bonvivant). Tutti scalpitanti, anche quelli senza scalpo. Scapoli (gli scampati) e ammogliati (i sopravvissuti). Intellettuali scalmanati e sciampiste scompaginate. Vitaioli e mortadelle. Cicale e grilli parlanti. Sesso e politica. Aragoste e scampi. Qualche voce fuori dal coro. Uno spicchio d’umanità in cerca di se stessa, ma, soprattutto, di qualche attimo di gioia oltre lo stress. Adda passà ‘a nuttata! (con la D’Addario?).
Ok. Dopo il KO un po’ di brillii di Satya Yuga (l’età dell’oro – speriamo che il Kali Yuga, arrugginito, venga smaltito al più presto – ovviamente, parlo di raccolta differenziata). Basta con le ecoballe, parliamo di qualcosa di più ‘poetico’. Ma solo per tornare poi in azione, rinfrancati. Se è vero che non ci sono più i futuri di una volta, almeno qualche lampo di eternità ci può dare la spinta verso l’oggi.
Sì, è l’oggi che ci appartiene. Il domani è solo un segmento dell’oggi e può diventare un futuro desiderabile solo se si nutre di ciascun istante. Insomma, fermiamoci a riflettere (senza flettere). Fermati attimo, sei bello!
Comunque, dopo la sosta e la siesta, ricominciamo il viaggio, ma con amore. C’è il secondo round. Dopo i ballottaggi, si ricomincerà a ballare. Ma non i soliti minuetti. Meglio un bel tango: se prima noli me tangere, ora a passi di tango. Sì, il tango, dio degli abbracci.
“Amare è sentire la pressione del corpo assente contro il proprio.” (Anna K. Valerio),
“Questi amanti incorporei s’incontrarono, un cielo nello sguardo, cielo dei cieli a ognuno il privilegio di contemplare gli occhi dell’altro (…) Vi furono mai nozze come queste? Un paradiso li ospitava e cherubini e serafini furono i rispettosi invitati.” (Emily Dickinson)
“Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola” (Battiato)
“Non pretendete che gli altri comprendano l’unione dei vostri corpi nel piacere né la compenetrazione delle vostre menti e dei vostri spiriti. Chi non ha fatto questa esperienza non può capire: non cercate di spiegare perché le parole non servono…” (Ashley Thirleby – Tantra).
Infine, qualcosa di mio (da Gocce di pioggia a Jericoacoara):
“Il talamo li accolse a lenzuola aperte. Tra deliri ascendenti e dolori discendenti, solstizi ed equinozi. Amanti lontani, ora vicini. Mai distanti. (…) Pesanti gocce d’ardore e afrore sfiorarono le ardue tempie, rotolando, doce doce, sulle guance. Le dita, guadando sui rivi affioranti su ogni lembo di pelle, guadagnavano posizioni sulla terraferma (e sui corpi in movimento), tracciando segnature e marcando territori. Mischiati, uniti, complici (…)
La terra bruciava. Il vomere ricominciava a tracciare solchi, il terreno franava sotto i loro piedi. (…) Nessun freno, nessuna remora, nessuna esitazione: il treno del desiderio si lanciò a fari spenti nella prima galleria. L’universo fisico si fermò
Bene, da oggi si ricomincia, un po’ Terra un po’ Cielo. D’altronde, “la radicale opposizione tra gli uomini si svela nel fatto che, parlando del piacere, gli uni decollano verso la metafisica e gli altri scivolano verso la fisiologia.” (Anna K. Valerio),