sabato 31 luglio 2010

EVA CONTRO EVA: ROBBINS vs (ft?) BANDLER

EVA CONTRO EVA: ROBBINS vs (ft?) BANDLER

In tempi di con-fusione e transgenderizzazione (il che non è sempre negativo: in molte culture l’androginia, non solo ‘fisica’ ma anche culturale, ha un so che di ‘sacro’ – che poi dalla Kultur si passi, o trapassi/tracolli, alla Zivilisation questo è un rischio sempre presente, e futuro), un po’ di epoché sembra quanto meno opportuna. Sì, sospendiamo per un attimo il giudizio, ma poi, dopo un po’ di pensiero debole, qualche pizzico di sale di pensiero forte non farebbe male (il menefrego di Fini è un segnale: che poi sia un segnale di fumo, fumus, vanitas vanitatum o rovo ardente, vedremo: in ogni caso, la miccia è stata innescata).

Per smorzare (o attizzare) gli animi (e lo spirito), io, che in genere scrivo in prima persona e solo una volta ho fatto il ghost-writer (by the way, charmant e tranchant l’ultima ‘prova’ di Roman Polanski: il thriller hitchcockiano L’uomo nell’ombra), passo ancor una volta il testimone a due ottime ‘penne’ (non di struzzo, piuttosto di gabbiano – livingstoniano): l’ottima Dalila (Orlane nel mio immaginario collettivo) e l’altrettanto eccellente (e ‘misterico’, o misterioso, o solo mister) Jimmi, o, per via dell'email-name, Theneo (Neo rinvia, data la ‘matrice’ dei suoi post, a Matrix – anche se un po’ di stryx sotto sotto c’è).

Ed ecco i due ‘tralci’, entrambi ‘forti’ e ben poco ‘androgini’ (o forse sì: c'è del fuoco sacro dentro!). Prima Dalila/Orlane, poi Theneo/Matrix (Jimmi sub specie aeternitatis).

A volte scrivere non vuol dire soltanto scervellarsi per elaborare una fabula, o rimuginare sui propri pensieri per metterli in versi. Oggi voglio provare a fare quello che ho sempre fatto, da quando ho 12 anni, da quando ho iniziato a comprendere il significato reale delle parole, da quando mi sono addentrata nel mondo dell’introspezione e dei sensi-non sensi.

Quanto sono cambiata. Su quello che è il palco della mia esistenza avevo sempre interpretato il ruolo della principessa. La seta, i drappeggi e gli smeraldi, adesso, hanno lasciato spazio a lana grezza e calzari sudici e mi ritrovo a vestire i panni di una schiava. Loro mi guardano, la platea è buia, loro non sanno che anche io posso guardarli. Qualcuno mangia una caramella, qualcun altro accenna uno sbadiglio, ma io posso vedere distintamente i loro volti, le loro espressioni, i loro occhi. Tutti. E casco per terra, e urlo la mia libertà, le catene mi graffiano i polsi, i capelli odorano di reclusione. E più piango e più mi acclamano. Più soffro la mia prigionia, più sento, vividi, ingordi e sazi, i loro occhi.

Sono schiava del padrone più truce, del Leviatano supremo. Sono schiava di me stessa. E mi crogiolo nel mio dolore, nelle mancate responsabilità, nella voglia inespressa di agire-reagire alla sofferenza, nell’impossibilità o possibilità di cambiare gli eventi. “Non la voglio più questa vita”, dico ad un uomo compassionevole che mi stringe la mano. “Ti aiuterò io a cambiarla, ma devi volerlo tu…” Un aiuto dal cielo quella mano attorno alla mia, la mia mano nella sua. E non la so sfruttare. Non la voglio sfruttare.

La pigrizia gravitazionale, mi inchioda su questo pavimento, in questa polvere, in questo strazio e in questi abiti. Liberatemi! Liberatemi! Non chiedo altro. E se qualcuno mi desse le chiavi, forse farei in modo di perderle… Un leone non può essere una gazzella. Un leone è sempre un leone. E se fossi nata gazzella e avessi solo sognato di essere un leone? Se la mia natura non fosse quella che ho sempre creduto che fosse? Non ho ancora capito chi sono? Chi il leone, chi la gazzella. Chi la principessa, chi la schiava.

Ma si certo, come ho fatto a non pensarci prima… ecco perché non riesco a cambiare, ecco spiegato il mio essere, tutt’ad un tratto, inagente: la mia collocazione nel mondo è la spiegazione. Non l’ho trovata, non ho ottenuto quello che volevo, sono rimasta sospesa nel vuoto, col cuore di un equilibrista su una fune sottilissima, in bilico sul filo dell’amore che non posso avere, che strazia e tormenta, che brancica il corpo e la mente e che offre null’altro che questo. Se son schiava, non ho nulla da perdere. Se me ne sto qui, nel mondo del nulla, nel mondo non mondo, nel niente del mondo, tutto avrà un senso perché nulla più lo avrà. Sarò felice perché non potrò essere triste. Tutto sembrerà quello che è, perché niente sarà come non è.

Milton Erickson??? Ma mi faccia il piacere! Siamo negli anni 70, Richard Bandler e John Grinder stanno sviluppando un modello rivoluzionario che rivoluzionerà il modo di fare terapia prima, la comunicazione poi, e l'intero sviluppo umano successivamente. Immaginate i due geni della PNL che stanno parlando.
Richard:
<<Hey John, Milton Erickson è fenomenale, ottiene dei risultati incredibili… Dobbiamo incontrarlo e registrare quello che fa per poterlo studiare e modellarlo!>>

Grinder: <<Hai ragione Richard, i suoi modelli linguistici sono superlativi, non ho mai visto delle modalità comunicative così eleganti, studiamolo!>> E giù ad incontrare Milton, riprenderlo su vhs e rivedere per ore studiando e analizzando i filmati fino al minimo dettagli per ore ed ore, e praticare fino ad ottenere i risultati.
Richard:
<<È stata dura John, ma finalmente abbiamo tirato fuori quelli che Milton fa così bene!>>
John:
<<Penso che lo chiameremo Milton Model, che ne dici?>>

Richard <<Ottimo! Benissimo! E adesso insegniamolo nei nostri seminari!>> E i due pionieri dopo Erickson ebbero una vera bomba tra le mani: potevano mandare in trance chiunque alla velocità della luce… Possiamo dire che Erickson e l'ipnosi ericksoniana siano parte integrante della PNL e fondamentali alla sua costituzione.

Se percepite che quanto detto nella storiella appena narrata sia affine anche solo in parte a quello che avete o sentito in un libro di PNL, alzate la mano. Dai, fatelo sul serio, alzate la mano.
Nei corsi di PNL e sui libri troverete questa storia ripetuta in continuazione in varie forme, fino ad identificare la PNL con l'ipnosi Ericksoniana. Dopo i corsi, molti corsisti iniziano anche a leggersi tutte le opere di Erickson, esortati anche dai loro insegnanti e formatori – oggi li chiamano coach –, qualcuno più coraggioso li studia, pochi praticano quello che dice. Erickson diventa così una figura mitica, anche se pochissimi hanno visto i suoi video, e quasi nessuno ha avuto le palle di leggere i suoi libri, siamo onesti.

Vi sembra famigliare tutto ciò? Beh, se avete alzato la mano, congratulazioni: fate parte del nutrito gruppo degli zombie piennellisti, i “morti che camminano” della comunicazione, i morti viventi, nel senso che comunicativamente siete morti, perché state ancora vivendo – per usare le parole di R.A.W., uno dei guru della PNL attuale e che Bandler ha modellato per usare le tecniche che usa OGGI – in un tunnel nato 40 anni fa e non ne siete ancora usciti: siete bloccati in quello stato e pensate di saperne più della popolazione generale che ignora cosa sia la PNL, quando invece siete dei non morti, nel senso che sareste dovuti morire 40 fa come gli anni di nascita della PNL, ma nessuno vi ha mai detto che siete morti e che dovreste essere sostituiti da modelli più recenti e aggiornati, ma siete sotto l'incantesimo di qualche stregone che col suo costrutto linguistico vi tiene in uno stato di vita apparente e così vi trascinate nelle aule dei corsi, fate seminari o vi partecipati, infettando gli altri col vostro contagioso virus linguistico... Vi hanno insegnato questo ai corsi, lo avete letto come introduzione a 2-3 libri e la vostra mente non ha bisogno di sapere altro. Vero?

BASTA!

Che Erickson sia il padre della PNL e che sia la sua maggiore influenza, è un mito che circola da anni nell'ambiente.
E qui tirate un sospiro di sollievo pensando alla Satir, a Bateson, o Fritz Perls.
No. TRATTENETE IL RESPIRO.

Parliamo delle vere influenze della PNL, quelle che nessuno vi dirà mai ai corsi, quelle che non vengono mai citate, quelle che i vostri trainer e master trainer, anche formati direttamente da Bandler, NON SANNO! Perché lui NON GLIELO DICE!

Partiamo da qualcosa di semplice ;-) György Pólya. Non strabuzzate gli occhi! <<Ma chi diavolo è Pólya? E come si pronuncia??>> Respirate. È un matematico ungherese. "Patterns of plausible reasoning/inference" vi dice nulla? Dovrebbe… I Nested Loops, che vi sentite tanto fighi quando ve li insegnano ai corsi avanzati, e la tecnica delle "storielle inutili" si basano tantissimo su quel libro.
Non si basano solo sul lavoro di Polya, per i nested, ma anche sulle tecniche linguistiche modellate da... R.A.W. [Robert Anton Wilson – n.d.r.]. Bandler lo cita in una recente intervista come una delle sue massime fonti di ispirazione: a fine anni ‘90 facevano i seminari assieme, dove R.A.W. appariva come ospite.
Come dite? Come mai ho messo una sigla e non il nome per intero? Per invogliarvi ad andare in profondità (pardon, Theneo: l’ho ‘tradotto’ io: sai, è estate e la gente già suda per conto suo…).
Altra influenza enorme di Bandler? James Joyce! In un corso audio Bandler dice testualmente:
<<Studiatevi Joyce, è un maestro del linguaggio!>> Come? Non parlate l'inglese e andate ai suoi corsi sentendo il traduttore automatico? Auguri...

Da chi ha modellato Bandler le doti di comico? Uno delle sue fonti è un notissimo comico americano sconosciuto da noi: Bill Hicks. Come lo so? Se ascoltate i suoi spettacoli scoprirete che Bandler racconta le stesse storie di Hicks, copiate parola per parola, talvolta.

E quale è stata una delle maggiori influenze sul loro modello terapeutico? Frank Farrelly: da noi hanno tradotto terapia provocativa, divertentissimo tra parentesi. Chi altro? Se vi dicessi che Bandler e Grinder hanno studiato da un altro ipnotista tuttora vivente, e che è considerato il nuovo Milton Erickson, ovvero Dave D. (e che andavano a studiare da lui, e non solo da Erickson, non è scritto su nessun libro e non lo sa quasi nessun trainer. Se facessi il suo nome qui in pubblico, scatenerei un’isteria nei piennellari zombie, che correrebbero a comprarsi tutti i suoi libri, scoprendo con orrore e raccapriccio che Dave D. non ha MAI scritto libri e non avrebbero nulla da studiarsi di scritto se non farsi un corso dal vivo con lui fino a che è ancora vivo ed inizia ad essere anzianotto.... ormai).


Qui in Italia la PNL è stata conosciuta prevalentemente da psicologi, psichiatri, formatori e consulenti attirati dalla parte terapeutica della disciplina. Sapete che un'altra fonte di Bandler e Grinder è la Psicosintesi di un italiano, Roberto Assagioli? Come dite? Non era nei testi che vi hanno fatto studiare all'università ai tempi della formazione accademica?

Bandler ha frequentato anche un certo ambiente negli anni 70, e non ha caso aveva le unghie dipinte di nero ai corsi: infatti uno delle influenze convogliate nella PNL è la K.M. di P.C. un inglese.
Un noto trainer americano racconta di come abbia scoperto questo autore mentre studiava altre discipline e, notando le mostruose somiglianze con i presupposti della PNL, ne abbia poi parlato a Bandler in persona in un suo corso dal vivo, e Bandler glielo abbia confermato, parlandone poi al corso.

La parte somatica della PNL? Bandler l'ha modellata da Moshe Feldenkrais.

Parliamo ora dei Livelli Logici di Bateson, che Dilts ha modellato. Siamo sicuri che siano frutto solo dello studio fatto modellando Bateson? E se vi dicessi che Dilts ha sviluppato quel modello studiando assieme a Timothy Leary per approfondire il suo modello dei circuiti neurologici? No, non è scritto nei libri di PNL. Scrivo questo sperando che qualcuno colga la palla al balzo e faccia uno studio più approfondito sull'influenza di Leary nella PNL. Fonte? "I Have America Surrounded: A Biography of Timothy Leary" ne parla in un capitolo. Esiste in giro una registrazione in audio di un corso con Dilts e Leary assieme, peccato che ho perso la mia copia, altrimenti vi mettevo online uno spezzone dell'audio: se qualcuno li trova (sono super rare...) mi faccia un fischio.

Ok, termino qui per ora, ci sono spunti, per chi volesse diventare un minimo realmente competente, sufficienti a coprire 10- 15 anni di studio buono, solo per leggersi tutte le opere degli autori nominati e questo non include studiarle e praticarle con dei risultati concreti. Auguro una buona nuova alba della PNL, sperando che non sia l'ennesima alba dei morti viventi ;-)

P. S. (L'ho stralciato da un altro brano di Jimmi/Theneo, ndr): Credi ancora che Bandler e Grinder siano i più competenti nella PNL? Ci sono tre persone più competenti di Bandler nel fare quello che lui ha creato! Una di queste è Robbins, le altre due non te le dico, perché sono un bastardo ;-)

OK, anche una quarta persona c'è: TU, ma devi studiare davvero, non come hai fatto finora...

J.F. "Non si può superare nessuno se ci si limita a seguire i suoi passi."


venerdì 23 luglio 2010

WHERE AMAZING HAPPENS


WHERE AMAZING HAPPENS

L’estate brucia, sdilinquisce, illanguidisce. Per dirla con Ronald Laing, vengono meno (ma per altri si rafforzano) quei “meccanismi di difesa” per cui una persona diviene alienata da se stessa: p. es. repressione, negatività, scissione, proiezione, introiezione. Difese che diventano meccaniche perché la persona che ne fa esperienza è dissociata da esse. Ma l’estate per altri versi libera: la repressione può volgersi in ‘espressione’ (ex-pressio: estrarre dalla ‘pressione’ interiore i ‘germi’ del cambiamento: sta poi al ‘sole’ farli germinare…), la negatività in bicchieri (di frizzantino) mezzi pieni, la scissione in ‘scissors’ (forbici) per tagliare e sfrondare (rami secchi e foglie morte: Paris Paris, Tour Eiffel… Parigi con le gambe aperte), la proiezione ti fa volare (se non altro nuotare), l’introiezione ti inietta nuovi saperi, nuovi sapori, nuove fragranze…

A proposito di saperi e sapori, qualche stuzzichino: “Conoscenza è esserCi in questo unico momento integralmente, ma non è del tempo, non è una mappa percorribile come fosse il Territorio… Esiste eccome un esperire del cuore, una forma d’intuito che nasce e che si sente proprio lì e che non è dualistica, ma un tutt’uno con l’esperito.” Questo è Eckhart (pseudonimo di un internettaro di matrice gurdjieffiana bazzicante, come me, Innernet). Bellissima frase (non solo in senso estetico, ma anche e-statico: e siamo in estate…). È la chiosa perfetta al mio “Cos’e’ la consapevolezza? È un ’sapere con’, cioè un sapere olistico, in cui c’è coesistenza esplicita e coerente tra corpo, anima (psiche, mente) ed essenza (spirito, Sé). È intuizione, attenzione e intenzione focalizzata al ‘qui e ora’. È uno stato di uptime, ossia di apertura, sia ‘presente’ sia estatica (ed ‘estetica’), dell’essere. È, per dirla con Heidegger, una ‘in-abitazione’ nell’essere, una ‘penetrazione nell’essere’, uno stato di ‘realizzazione’ e ‘autoappropriazione’. È un ‘essere all’opera’ e un ‘essere all’interno dell’opera’…” (post su Innernet del 19 u.s.). Lì c’è pure il mio contro-post a Domando (nomen est omen, amen!), altro ‘innernettaro’, che da buon ‘trickster’ vuole mettere alla prova i ‘cercatori’ (di risposte): fatto è che domanda (se è un ‘trick’) chiama altra domanda, in un loop autostringentesi. Per chi riesce a sfuggire ai suoi ‘trick’ (quanto meno ‘doppi legami’), c’è pronta (da raggiungere) la “radura luminosa”… Ma di notte: come si sa, “il sapere è una farfalla notturna”.

Domando mi fa “Hai mai visto l’anima, hai mai visto l’essenza, lo spirito, il ’sé’?
Sei sicuro che tutto ciò esiste e coesiste? Non pensi che sia necessaria una buona dose di fede per credere in tutto ciò?” E io a Domando rispondo (ma di mezzo c’è un viaggio: e ogni tanto bisogna far sosta in qualche oasi: E sapete pure il perché: Il deserto cresce… guai a chi nasconde deserti dentro sé!): È chiaro che, se un corpo l’ho visto, non ho mai visto (empiricamente) né l’anima né l’essenza… “Molti erano abituati a credere che la ’sede’ dell’anima fosse in qualche posto nel cervello. Da che si cominciò ad aprire i cervelli … nessuno ha mai visto l”anima’: come risultato di questa e consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede nell’anima. Come si può essere così superstiziosi da ritenere che l’anima non esiste solo perché non la si può vedere dall’altra parte del microscopio?” (Ronald Laing). Ora, ribadendo che non sono un gurdjieffiano, debbo pure insistere sul fatto che per Monsieur G. l’essenza è la parte reale di noi. Poi, secondo la mia opinione, l’essenza è davvero reale, anche se in un’altra ‘dimensione’ (non starmi a chiedere quale! In ogni caso, dirige la carrozza e governa i cavalli e lo stesso cocchiere: su questo almeno converrai). Comunque, penso che, riguardo allo spirito, allo Spirito e al Divino (dentro e fuori di noi), Gurdjieff (al pari di Jung) ne sapesse e credesse molto più di quanto desse a intendere… (ricorda, anche lui si atteneva al dettame iniziatico: non gettare le perle ai porci…)
E Domando insiste: “C’è veramente bisogno dell’ ‘in-abitazione nell’essere, della ‘penetrazione nell’essere’, di ‘intuizione’, di ‘attenzione’ e ‘intenzione’ focalizzata sul ‘qui e ora’, per essere qui ed ora?”

E io a Domando sempre rispondo: Claro que sì! È lo scopo e il fine ultimo (esoterico, più che essoterico) di qualsiasi ’scuola’ o religione. Quando sei ‘qui e ora’, ossia in stato di uptime, è perché tutto ciò avviene, consciamente o incosciamente, si segua o no la Quarta Via, se ne senta o no il bisogno…

Comunque, tutto avviene, ma, per chi ‘crede’ (nel cambiamento, nei traguardi, nelle peack performance, nelle esperienze delle vette, nei miracoli… della quotidianità e, soprattutto, nel kairòs l’attimo propizio, e fuggente. Fermati attimo… sei bello!), allora, ma solo per chi ‘crede’, qualcosa ‘accade’…

By the way, leggi "Prendi la PNL con Spirito!"

Nicola Perchiazzi



giovedì 15 luglio 2010

FRANKIE GOES TO HOLY WOOD

FRANKIE GOES TO HOLY WOOD

(In the sky with diamonds)


In memoria di un poeta. Un poeta absconditus, un cordon bleu dell’ars verbalia (se si potesse così dire). Verba volant, ma lui, Francesco (Paco ai tempi d’oro, quando duettavamo verbis et orbis, tra l’ispanico e il teutonico, le nostre due nature), è sì volato in the sky with diamonds, ma qualche perla l’ha lasciata… (e l’ha pure lanciata).

Francesco Fumarola, crispianese nato a Firenze, un po’ milanese, come tanti tarantini (a partire dal Raffaele Carrieri di “Se qualche poco di luce da lontano mi viene, è da te Jonio gentile, che le muse riconduci ai lidi degli Dei: fra l’uva e l’uliva Eros ancora versa vino agile e resina…”).

Autodidatta puro (quando più mi sento spirituale tanto più la carne brucia, amava dire), fu il mio primo mentore spirituale nel mio ritorno al cristianesimo (dopo un ‘viaggio’ a oriente, che comunque mi ha lasciato i suoi aromi speziati: continuo a cavalcare la tigre...). ”Fuori delle mura delle città grigie camminiamo in bosco e in campagna; chi vuole vada alla malora – noi ci incamminiamo attraverso il mondo…” “Meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto” potevano ben essere i suoi motti, la sua ‘cifra’ profetica. Nondimeno, nemo propheta in patria: così fu per lui, vox clamans in deserto. E se non mi ha spianato la strada (non pretendo tanto…), il mio spirito grezzo l’ha di certo sgrossato… Puer eternus, Francesco: bimbo da legare, amante del lego e del logo(s), degno del rogo ... regale alchimista delle parole e del pensiero, rhema e logos, talvolta logorroico, spesso illogico, poeta sempre, in tutti i luoghi, in tutti i laghi…

Suona la diana, corre la parola, e anch’io m’immergo nel Silenzio. «Logos endiathos e logos prophorikos. “… è un ‘andare incontro alla luce’, è via che conduce verso l’alto, che porta l’uomo alla sapienza mediante una ‘visione’ diretta, una contemplazione…” Questo – cito dal ‘Viso verde’, di Meyrink – il senso, il ‘suono’, della sua parola interiore. Parola che lo ha proiettato in Alto: verbo sublime. Francesco è andato oltre, ha rotto, con la vibrazione giusta, con la frequenza shock, il soffitto di cristallo che ci separa dal Trascendente, dal Divino, dallo Spirito (per noi la barriera era ‘trasparente’, per la gente ‘comune’ – le persone ‘volgari’, fossero almeno brut… – è un solaio di cemento armato). Lui che andava alla radice, al suono della parola, lì dove c’è il suo senso profondo, l’essenza della cosa significata.

Di Francesco resta molto: di lui quasi niente (per il momento) per la platitude, ma da lui, il ‘celato’ (al mondo, e nell’ufficio in cui entrambi lavoravamo) è sortito il non-celato, quell’aletheia (verità) che illumina il sentiero di chi Francesco l’ha compreso (Ronnie Laing ne avrebbe fatto un suo ‘case study’: sì, Francesco/Paco, l’’altro’, l’’oltre’, l’’ultrà’ del pensiero e del non-pensiero, oscillante tra ‘Paco’ Garcia Lorca e Paco Rabanne...).

Il deserto cresce, ma qualche radura, tra sentieri interrotti, pure c’è! E ora che è volato, give Paco a chance…

A proposito, anch’io gli ridò un’opportunità: quella di riascoltare due sue poesie (flos de floribus).


L’ANCESTRALE SASSOFONO

Lungo i raggi obliqui di una magica luna

e su fluttuanti note di un ancestrale sassofono

io m’oblio incantato in estasianti emozioni

nell’arcana alcova di una notte cosmica!


(fatal combinazione: su YouTube, nella playlist random, vibra il sax di Marion Meadows)


SE LA VITA È AMORE

E un vento nasce,

e un vento muore,

e poi rinasce.

E come vento alitoso,

la vita corre, corre, corre…

come treno nella notte,

vuoto e solo, perché non tocca

le proprie stazioni.

Ma se la vita è Amore,

dopo incrollabili paure

Amore diventa straripante fiume,

che tutto tocca, tutto plasma,

tutto trasforma, tutto eleva.

… E un sole nasce,

e un sole muore, e poi rinasce.


Ma tu, Francesco, sei vivo!