lunedì 25 gennaio 2010

AIN'T NO DOUBT ABOUT IT


Ain't No Doubt About it

Do, re, mi, fa… Do ut des. C’è Eric Darius al sax (sexy!). Yeah, sic stantibus rebus, non posso che fluttuare dimenticandomi della legge di gravità. Sì, fluttuare come un angelo al suono sex and the city (Manhattan sceccherato) di Ain’t no doubt about it.

No, nessun dubbio, no doubt: di domani v’è certezza… (è la mia anima in combutta col corpo e in fuga con lo spirito a sussurrarmelo: il dubbio è del ‘due’corpo e anima. Se c’è il terzo – lo spirito – il dubbio sfuma nella certezza…).

Let it flow (sempre Eric Darius al sax). Fluttuare e flautare come un angelo. Sì, flirtare con l’angelo… “Sempre più intensamente sentiamo che il semplice potere della tecnica e il suo godimento da parte nostra non ci soddisfano. Sentiamo la mancanza di ciò che un tempo erano gli angeli, e dei doni degli angeli”. Da Jünger a Jung il passo è breve: Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sè o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo”.

È passata mezzanotte e, sincronicità junghiana, la playlist stilla After Midnight di Kim Waters. L’anima sdilinquisce nella quiete by night e mi vien voglia, ora che il corpo langue nella sguincia attesa del guanciale, di indagarne la sgualcita essenza: “… l’anima non è indagabile in se stessa (…) l’uomo resta sempre e comunque da scoprire.” (U. Galimberti). “La lingua ha espulso l’anima dal dizionario per riservarle una nicchia (…) nei cataloghi della psicopatologia (…) A questo punto, constatato il decesso dell’anima, uccisa dalla modernità sull’altare dell’omologazione, non resterebbe che seppellirne l’involucro e custodirne il santino votivo. [Ma] l’anima esiste indipendentemente dalla sua affermazione o dalla negazione; se rimossa, ritorna in manifestazioni che sembrano estranee alla stessa: si può ritardarne la rappresentazione, differirne l’evocazione, inibirne l’espressione – ma è impossibile negarne l’esistenza” (A. Segatori).

Sì, l’anima è necessaria (come, d’altronde, l’angelo – Cacciari docet): “… la sorte scelta dall’anima è necessaria: non un accidente, non buona o cattiva, non già nota né garantita, semplicemente necessaria.” (J. Hillman).

Ecco dunque il senso della vita: l’anima ri-animata. E poi lo spirito: ebbro della divinità “in fieri” (che stenta a venir fuori: spesso, come tanti gargoyle, sbucano i nostri demoni inferi, ma quanto alla divinità supera…). Per non parlare del corpo e del senso della terra... (Nietzsche suona sempre due volte…).

Senso della vita – conosci te stesso – arte del vivere? Arte di manutenzione del ciclo vitale: “…non sfruttamento della natura, ma fusione della natura e dello spirito umano in una nuova specie di creazione che le trascende.”

Voglio salire in alto! (ma sono ancora ai primi gradini): “La mia vita minuscola. Il mio merdoso, piccolo posto di lavoro. I miei mobili svedesi. Non ho mai detto a nessuno, questo, mai, ma prima di conoscere Tyler avevo intenzione di comperare un cane e chiamarlo ‘Entourage’. A questo punto si può arrivare…”.

Ma noi siamo tipi da ”Flight Club”! (a proposito, se volete, vi ‘posto’ l’ebook) e allora: sursum corda! Passiamo, dunque, dal down (della notte) al dawn del giorno, con un esercizio tratto dal mio libro sulla PNL spirituale (tra qualche mese sarà pubblicato da un’importante e ben nota casa editrice, ‘votata’ a testi universitari, filosofici, sociologici e, dulcis in fundo, di psicologia):


Chiudi gli occhi e respira profondamente…

Per entrare in ‘situazione’… immagina di essere in un cilindro (o in una sfera – o dove ti ‘senti meglio’) di colore blu.

Ora, con gli occhi chiusi, cerca di ‘addolcire’ in blu il nero del buio… Sei in un cilindro blu, trasparente, avvolgente… tutto intorno a te è blu, blu dipinto di blu…

Respira profondamente… Pian piano, ma solo intorno a te, il blu comincia a trascolorare in un giallo-oro, sempre più luminoso, che ti avvolge… ti ‘scivola’ addosso… Sei immerso in un’atmosfera giallo-oro…

Tu la respiri, la inspiri… inspiri il giallo-oro e lo espiri, quasi sospirando…

Il giallo che tu espiri è un giallo ‘sporco’ – sporco delle tue scorie quotidiane, ambientali – ma, immediatamente… al contatto con l’aura che ti circonda, ridiventa giallo-oro… e tu di nuovo …lo respiri. Te lo senti scivolare dentro, ti permea tutto… Sei tutto giallo oro.

Ora ti senti ‘svuotato’ di tutte le ‘scorie’: di tutte le preoccupazioni, di tutti i pensieri, i sentimenti, le sensazioni, le emozioni, soprattutto quelle negative… senti solo una tale dolcezza… ‘svenevole’. Non senti quasi più niente intorno… e dentro di te… Sei in un vuoto ‘pneumatico’… Sei pronto per ‘rinascere’!

Ora apri gli occhi… osserva tutto ciò che è intorno a te: è tutto ‘nuovo’! Non hai nessuna emozione, nessuna ‘parola’ con cui definire quello che è intorno a te! Immaginati come un pulcino appena nato…

Cerca di rimanere in questa situazione ‘estatica’… Se non sei in un luogo all’aperto (su una terrazza, un balcone, un patio, ecc.), va’ verso la finestra, affacciati e… guarda tutto come se tu fossi appena nato: ogni cosa senza nome… senza definizione… senza ‘giudizio’…

Ora richiudi gli occhi: immergiti di nuovo nella sensazione interiore – di dolcezza, estasi, sdilinquimento… che hai appena lasciato prima di aprire gli occhi. Rigustala…

Riapri gli occhi, riguarda le cose che hai appena lasciato: riconoscile, chiamale per nome, pensale con il loro nome consueto, quello che ti è familiare.

Ma tu sei appena ‘nato’! Hai occhi nuovi… Ogni cosa, ora, la vedi in un modo differente, con una luce diversa… Tu ora sei diverso, tutte le cose intorno a te ti sembrano diverse… Ora tu sei…

sabato 16 gennaio 2010

MISHIMA MON AMOUR

MISHIMA MON AMOUR


L’anno ha messo le scarpe nuove. Sento lo scricchiolio delle suole, dei tacchi, della tomaia…: Tommy Hilfiger clothing, accessories and shoes. No, siamo italici (e soprattutto, vitalistici: così eravamo, e ora?): Ermenegildo Zegna, Armani, Ferragamo… E io che sono appulo-jonico? (mi avete sgamato! Ja!): Ennio Capasa e il suo Costume National.

Bando alle ciance (ma nelle mie parole ci sono sempre delle chance…). Via col game – e già che ci sono una sgamata alla notte di fine anno: pochi giochi, grande bouffe e, sursum corda, un touche di Kultur. Jawoul… Sì, indovinate un po’, tra una bouffe e un buffetto sulla guancia (sai, tra amici) – anche un po’ di My boo (intendo il sottofondo pop-jazz-lounge di Alicia Keys, Maxwell, Hotel Costes, Café del Mar, and so on) –, onda su onda sono approdato su… Mishima (sic).

Sì, Yokio Mishima, quello di Mishima e la restaurazione della cultura integrale (stavo iniziando a leggere il ‘libretto’ di Giuseppe Fino: Fino chi? direte voi. Notte rispondo io: un viaggio al termine della notte…). Cèline, basta con le celie: Mishima era il prototipo di un ‘tipo’ di “ultimo uomo” (alla Nietzsche), che, in attesa dell’Übermensch, del Superuomo, dell’Oltreuomo, dell’Oltre, dell’Altro (e dell’altro), si è fatto (anche in quel senso, presumo) attore (di cinema, teatro, Kabuki), regista, cantante di musica leggera, giornalista sportivo e, dalle stelle alle stalle (o tra le stelle?), anche …modello (certo, se le veline volassero e si ‘risvegliassero’ – per aspera ad astra, intendo , avremmo tante mishima e non solo scimmiottamenti, sia pur di bellezze alla Mascia e alla Katiuscia…).

Comunque, dopo le ‘bambine’, torniamo a bomba: Mishima era arte e azione, sole e acciaio… “… fondere arte e azione è unire il fiore che appassisce e il fiore che dura per sempre; come mescolare in un solo individuo i due contraddittori desideri della umanità, ed i rispettivi sogni di una loro attuazione.” Ma la frase che di Yukio più mi ha colpito e più sento mia è che i suoi occhi vedevano troppo. Purtroppo, chi sente vede (anche sin troppo) e tocca spesso l’impossibile (e l’impossibilità di vedere le cose cambiare…). Per dirla con Ronald Laing: “… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa o troppa varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a immaginazione terrene, niente sogni a colori…”. Fatto è che, per condirla alla Cioran: “… la turba … è incapace di comprendere il rapporto esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà (…) sempre confonderà apparenza e sostanza”.

Mishima era l’uno e l’altro: apparenza e sostanza. Tipo e topos dell’ultimo uomo, suo dernier cri:

“L’uomo, ha detto una volta Nietzsche, rotola via dal centro verso la x. Si allontana dal proprio luogo certo, verso un luogo incerto, un’incognita. Possiamo tentare di indicare, descrivere, raccontare questa incognita? Forse, però, più che di raccontare un luogo non abituale, si tratta di intendere cosa significhi quel “rotolare”. L’uomo che rotola via è l’uomo del completo disincanto, dell’ironia negativa, l’“ultimo uomo” che ormai ha imparato a incassare tutto, che sa con un gesto degli occhi accettare ironicamente ogni nichilismo? Oppure c’è un oltre? (…) Intanto: che altro è la perdita del centro se non la dichiarazione, la sanzione che il pensiero “forte” è ormai insostenibile? La situazione tipica del pensiero “forte” è infatti quella in cui pensante e pensato, chi pensa e cosa si pensa sono solidali: si tengono in una stretta, in una corrispondenza speculare. La situazione che Nietzsche vede è caratterizzata, invece, dalla possibilità del perdersi: l’uomo è giunto dinanzi a un limite, un passo oltre e potrà sprofondare, perdersi completamente. Il luogo in cui il senso potrà riattivarsi è avvistabile solo di qui, drammaticamente. È un luogo impossibile? Molti motivi avremmo per dichiarare invalicabile questo limite: per elaborare una logica della rinuncia che ci permetta di vivere senza valori. L’“ultimo uomo” è l’uomo del compromesso che ha imparato a convivere con il nulla. Il passo in più è un avventurarsi difficile: la soglia cela un’altra soglia, e sempre ci ritroveremo dinanzi a essa mentre ci saremo incamminati per una via tortuosa, accidentata, lunghissima e faticosa. L’immagine del cammino è metaforica (ma la metafora non è forse sempre un viaggio?). Essa indica uno stato d’animo, un nostro atteggiamento, un modo di vita. In Umano troppo umano leggiamo di un “impavido spaziare al di sopra degli uomini, dei costumi, delle leggi e delle originarie valutazioni delle cose”. Un libero spaziare? Nietzsche riprenderà e correggerà continuamente questa idea di “leggerezza” e di “libertà”: l’abisso trascina in basso e la spirale della necessità continua ad annodarsi. Non è possibile librarsi in volo e liberamente spaziare come un uccello nell’aria: forse l’unica alternativa è imparare a strisciare imitando il serpente, poiché solo aderendo alla terra avremo una possibilità di sollevarci sopra di essa. (G. Vattimo e P. Rovatti, Il pensiero debole, Feltrinelli, Milano, 1987, pp. 29-30).

Dopo esserci librati in volo (levità) ed essere atterrati (gravità), un po’ di souplesse ed epoché, galleggiando nel mare-web: vai alla performance Mishima mon amour su YouTube e correrai nudo verso la meta… (nel frattempo avrai mangiato la mela).



venerdì 1 gennaio 2010

2010. STRAWBERRY FIELDS FOREVER

2010.

STRAWBERRY FIELDS FOREVER


Primo dell’anno, Capodanno (meglio, piede dell’anno). Spingo la porta (con il piede di porco: è Christmas time e c’è lo zampone) ed entro. Cosa trovo? Stairway to the heaven… (ma io, tra Beatles e Led Zeppelin, ‘softeggio’ lounge con Kim Waters – I want you tonight).

Adda passà ‘a nuttata… ed è passata. Long way 2 go: dalla starry night alla golden dawn, in attesa del tramonto d’oriente (quello d’occidente c’è già stato: il terribile è già accaduto!). Sì, dawn …dawn up (il down – nel senso di ‘giù’ – lasciamolo all’anno passato: ma per me è stato un anno up. Comunque, questo sarà top). Stop, stappiamo le bottiglie: al prossimo step prima uno strip – spogliamoci delle vecchie abitudini e corriamo nudi verso la meta! Il re è nudo…

Naked juice. Tutta polpa. Abbiamo spolpato il 2009 e il torsolo c’è rimasto in mano. Ora c’è l’albicocca (ma per averla vellutata dobbiamo aspettare maggio – e per tutto l’anno? Strawberry fields forever).

La notte è lunga. L’oceano notturno si è ormai contratto in un’anoressica pozzanghera… V’intingo la mia plume mentale, strappata all’uccello nottaiolo… Because the night belongs to lovers, because the night belongs to lust, because the night belongs to us…

Tonight will be fine. Di domani non v’è certezza. “Eravamo lì uno davanti all’altro, Tyler a massaggiarsi il collo e io a tenermi una mano sul petto, tutti e due coscienti di essere finiti in un posto dove non eravamo mai stati e, come il gatto e il topo nei disegni animati, eravamo ancora vivi e volevamo sapere fin dove saremmo potuti arrivare restando vivi.” Fiuto l’aria, le vibrazione del mio tempo, ne assaporo voluttuosamente le gocce di pioggia, danzando nudo come il folle Nietzsche all’ombra della Mole (e delle Molinette). “Io giro intorno a Dio, intorno all’antica torre – e giro per millenni – e ancora non so se sono un falco, una tempesta o un lungo canto.” Girare intorno a Dio, girare per millenni, e non curarsi di nient’altro. Giocare con le stelle… Sto cominciando a farlo con assiduità. Prima per aspera ad astra, ora astra ad libitum. Freie liebe! E Frei? Lui aveva partorito la stella danzante: «...di tutte le conoscenze che ho fatto, una delle più preziose e feconde è quella con Lou. Soltanto dopo averla frequentata sono stato maturo per il mio Zarathustra.»

E anch’io sono maturo per il Progetto. È una sorpresa (almeno per me, ma anche gli altri erano ancora ai preliminari). Lo spacchetto, lo srotolo, lo dipano, me lo spalmo addosso: «“Quando Tyler ha inventato il Progetto Caos, Tyler ha spiegato che lo scopo del Progetto Caos non aveva niente a che fare con il prossimo. A Tyler non importava se qualcun altro si faceva male o no. Lo scopo era far prendere coscienza a ciascun partecipante al progetto del potere che ha di controllare la storia. Noi, ciascuno di noi, possiamo assumere il controllo del mondo. È stato al fight club che Tyler ha inventato il Progetto Caos.”»

Niente è statico. Tutto va a pezzi. Evito di cospargermi il capo di cenere: è l’anno nuovo – e non uno qualsiasi, ma il 2010! E poi sono troppo ebbro. E non voglio nemmeno dormire… “Per anni ho desiderato addormentarmi. Quella parte dell’addormentarsi che è spegnersi, rinuncia, disfacimento. Ora dormire è l’ultima cosa che voglio.” Sono in pieno caos. Meglio… vuol dire che il parto (della stella) è ormai vicino. E io che credevo di essere sterile… Posso partire (anche senza bagagli – l’attrezzatura ce l’ho addosso). Passion flower.

«“Non è la sensualità che allontana da Dio, ma l’astrazione.” – “La vera sensualità è brama d’eternità per il suo oggetto.”» (È vero! Un mio amico d’università una volta mi disse: Più mi sento spirituale più la mia carne urla…) «“Tutto scricchiola nel cuore degli altri uomini quando uno di loro si fa avanti di due passi, si stacca dalla fila e così foggia intorno a sé una barriera invarcabile di rispetto.”» Sono un continuo autocitarmi ed eterocitarmi (il che mi eccita: sono in piena ovazione). Riconosco l’ultima: è Jean Cau. Quello del Che. Fidel! E pensare che tutto è iniziato con: «Ma tu credi a Nietzsche?»

Tutti noi siamo membra del Fight Club number seven. Tutta gente desiderosa di dare la vita per qualcosa.